«Un grande sostegno alle missioni dalla nostra diocesi»

La lettera-appello di don Antonio Romano dal Congo «Aiutare gli altri non è questione di territori geografici»

«La nostra diocesi forse è tra le prime in Italia per le offerte della Giornata Missionaria Mondiale e forse è anche una delle prime diocesi d’Italia nella realizzazione di molteplici progetti caritativi e umanitari sparsi in tutto il mondo. Quasi ogni parrocchia della nostra diocesi è legata ad un progetto missionario, o contribuisce alle adozioni a distanza». Lo scrive don Antonio Romano, missionario salernitano in Africa, nella sua lettera in preparazione al prossimo Ottobre Missionario. Sacerdote “Fidei donum” (cioè diocesano ma inviato dal vescovo in terra di missione), dopo anni di impegno pastorale con migliaia di giovani all’Università di Salerno, ha scelto di continuare la sua vita tra gli ultimi nella parrocchia di Kitutu, che si trova a circa 220 chilometri dalla città di Bukavu, in Congo. Nella sua missiva, veicolata anche su facebook (e consultabile integralmente sul sito www.diocesisalerno.it) don Antonio parte dalle parole di papa Francesco: e sceglie come titolo «La “Missione” della Chiesa, la Chiesa delle “missioni”» per ribadire la centralità dell’impegno missionario ad ogni livello, in parrocchia come nelle periferie del mondo. Il giovane sacerdote, nativo della Valle dell’Irno, fa riferimento proprio alla sua esperienza tra gli universitari: «Quante confessioni e quante chiacchierate confidenziali. Ricordo con grande piacere le bellissime settimane di animazione missionaria all’Università. Quante critiche ed obiezioni da parte di alcuni studenti. Una delle espressioni che più ci faceva soffrire era: “Ho tanta stima di voi missionari, perché siete i veri testimoni di Cristo, ma la Chiesa non lo è”. Quanto era difficile far capire che i missionari sono tali proprio a nome della Chiesa, quella Chiesa che siamo noi battezzati così come ci ha ricordato lo stesso papa Francesco nel suo messaggio: “La missionarietà non è solo una questione di territori geografici, ma di popoli, di culture e di singole persone, proprio perché i confini della fede non attraversano solo luoghi e tradizioni umane, ma il cuore di ciascun uomo e di ciascuna donna”».

Don Antonio, che ha subito imparato la lingua Swahili e che in terra di missione si sposta anche in piroga, ricorda: «In Italia, come in ogni altro paese del mondo, essere cristiani autentici non lo è e non lo sarà mai, perché si è chiamati ad andare sempre controcorrente, il che costa tanta fatica e pazienza. Ma non si è soli perché membri dell’unica Chiesa di Cristo». Nella lettera si firma come sempre “PieDONe l’Africano”.

Paolo Romano

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