disagio giovanile

Un freno al bullismo Al via la campagna per sostenere i progetti

“SoS bullismo” è il nome della campagna di raccolta fondi e sensibilizzazione iniziata nei giorni scorsi presso alcuni centri commerciali e piazze di Salerno e provincia con degli stands e personale...

“SoS bullismo” è il nome della campagna di raccolta fondi e sensibilizzazione iniziata nei giorni scorsi presso alcuni centri commerciali e piazze di Salerno e provincia con degli stands e personale volontario, per promuovere il progetto di Mentoring Usa-Italia, nelle scuole salernitane. Tutti possono, con un piccolo contributo, aiutare l’associazione che, da 15 anni si occupa dei disagi giovanili, a prevenire e arginare il bullismo, un fenomeno in crescita all’interno della scuola e che accomuna allievi di tutto il mondo fin dai primi anni di scolarizzazione, soprattutto nei paesi industrializzati e nei contesti urbani. Parolacce, offese e “prese in giro”, ma anche minacce, botte e danni alle proprie cose: sono questi gli atti di bullismo che i ragazzi denunciano più frequentemente nell’ambito delle ricerche dedicate al fenomeno.

In Italia, manca ad oggi, un sistema di monitoraggio permanente sul fenomeno. Sono interessanti, sull’argomento le ricerche campionarie svolte per l’annuale Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza realizzate da Eurispes. Su un campione rappresentativo di 3453 adolescenti e pubblicata nel quinto Rapporto Nazionale più di un terzo degli intervistati (35,4 per cento) riferisce che nella propria scuola si verificano minacce o atti di prepotenza continui da parte dei compagni.

A differenza di quanto comunemente si ritenga, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia i maschi che le femmine; si esprime però in modi differenti nei due casi. I maschi mettono in atto prevalentemente prepotenze di tipo diretto, con aggressioni per lo più fisiche ma anche verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono prevalentemente verso altre femmine. Poiché le forme di bullismo indiretto sono più sottili e più difficili da riconoscere, il bullismo “al femminile” è stato individuato più tardi rispetto a quello maschile ed è più difficile da cogliere anche per gli insegnanti.

Spesso, dai racconti dei ragazzi, emerge che il bullismo peggiore è quello femminile. Quando le donne decidono di escludere qualcuno lo fanno in maniera subdola, non rivolgendo la parola, ignorando la persona oggetto delle loro angherie, denigrandola con barzellette, nomignoli e canzoni inventate. La loro non è tanto una violenza fisica quanto psicologica.

«In tanti anni di attività – dice Sergio Cuomo, presidente di Mentoring Usa-Italia onlus – la nostra esperienza ci conferma che la maggior parte dei ragazzi considerati in difficoltà potrebbero essere recuperati. In quest’ottica, esperienze progettuali come la nostra devono essere conosciute e divulgate per stimolare gli adulti a riflettere e ad essere più attenti alle problematiche giovanili».