«Un balletto con tutti gay tra i Templi»

Il direttore artistico Crasto De Stefano traccia il suo bilancio della decima edizione e lancia una proposta. E per l'estate 2008 c'è un sogno nel cassetto: Paolo Conte

CAPACCIO. Lo butta a luci (del palcoscenico) spente, ma a focolaio di polemiche (e di incendio sul monte Soprano) ancora acceso. Nel braciere di quest'estate cilentana di fuoco e fiamme, su tutti i fronti, un mezzo "cerino" cade pure a Mario Crasto De Stefano, direttore artistico e padre putativo anche di questa edizione del Paestum Festival, accreditata rassegna di danza, musica, lirica e teatro.

«Uno spettacolo di danza con tutti ballerini gay, proprio qui, a Paestum, sarei pronto ad organizzarlo anche subito». Può sembrare una battuta-provocazione aggiunta all'ultimo momento da Aldo, Giovanni e Giacomo al copione di "Anplagghed", lo spettacolo campione di incassi dappertutto (ma non al botteghino dell'arena dell'area archeologica!) che ha chiuso il sipario sul decennale della kermesse. Invece è la propposta, più seria che faceta, di De Stefano, classe '51, napoletano, figura di primo piano del Circuito Campano della Danza, e promotore, tra le altre, anche di Salerno Danza e della stagione di balletto del Teatro delle Arti. «Penso ad uno spettacolo di gusto, di qualitá», ribadisce il concetto il patron del Paestum Festival. Magari anche inimicandosi il sindaco Pasquale Marino. Che ha bandito da settimane i gay dalla pineta di Capaccio, ha sputato sopra (metaforicamente) ai soldi di un turismo "alternativo", ha litigato verbalmente con l'onorevole di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria ed i portabandiera dell'orgoglio omosessuale.

«Bisogna venire incontro a tutte le esigenze, senza penalizzare la qualitá complessiva della proposta artistica». Una filosofia, alla quale, in fin dei conti (che tornano, eccome: ventimila presenze, 15% in più rispetto all'anno scorso, quattro esclusive campane e un'offerta di dodici spettacoli che abbracciano quasi tutti i generi d'arte), De Stefano s'è ispirato anche nel confezionare il programma 2007 della "sua" rassegna. Che ha registrato tre pienoni (il concerto dei Pooh, lo show di Alessandro Siani, lo spettacolo di Massimo Ranieri), ma anche qualche vuoto sulle gradinate ("Giulietta e Romeo" con Kledi, "Tesmoforiazuse" con la Quattrini ed "Oedipus" con Bucci). «Il vero problema - diagnostica - è la crisi del teatro classico, forse anche inadeguato per una struttura all'aperto». Ne terrá conto per il futuro, ma non cambierá rotta. «Anche perché ho un mandato, quello degli Enti finanziatori e della Fondazione, da rispettare. Non si può puntare, sempre e solo sul sicuro, legando il programma alla tradizione musicale e teatrale napoletana. Bisogna rischiare». L'ha fatto («Scommettiamo che la Festa di Piedigrotta di Mascia emulerá il successo di Scugnizzi?») e lo rifará. Senza dimezzare il cartellone. «Troppi spettacoli? Si mangiano l'un con l'altro? E' vero, ma l'alternativa è di lasciare campo libero ad iniziative eterogenee ed estemporanee». Giá, perché seppure a voce bassa, ammette che forse per Paestum «occorrerebbe individuare la figura di un unico coordinatore artistico per l'intera stagione estiva». A sguarciagola, invece, griderebbe un nome ed un cognome altisonanti per il 2008: Paolo Conte.