Un altro detenuto è morto in carcere 

Aniello Bruno, 50 anni, padre di tre figli, ha accusato un malore in cella. Visitato al Ruggi e dimesso, è deceduto domenica all’alba 

Sarà un’indagine a stabilire le cause esatte del decesso di Aniello Bruno, pregiudicato di Angri, morto mentre era rinchiuso nel carcere di Salerno. Bruno si sarebbe sentito male, venerdì nella tarda serata, accusando un forte dolore all’addome. Trasportato all’ospedale “Ruggi” sarebbe stato visitato, sottoposto ad un esame ecografico, dimesso e avrebbe subito fatto ritorno in carcere. Poi di nuovo un malore e la corsa inutile al Ruggi, dove i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del cinquantenne. Si presuppone sia stata un’emorragia interna a causare il decesso, ma si tratta solo di un’ipotesi. I parenti di Bruno hanno presentato una denuncia e la mattina di Pasqua sono intervenuti i carabinieri per acquisire la cartella clinica. I militari della Compagnia di Salerno, agli ordini del maggiore Pietro Paolo Rubbo, hanno trasmesso gli atti in Procura a Salerno e nelle prossime ore potrebbe essere aperto un fascicolo per stabilire se vi sia stata qualche responsabilità nella morte del cinquantenne. Le indagini dovranno ricostruire anche le ore precedenti il malore. L’autopsia su questo punto potrà dissipare ogni dubbio.
Bruno è molto noto ad Anghri per essere stato coinvolto in diverse vicende giudiziarie, anche di notevole peso. Sposato, tre figli, il cinquantenne ha diversi precedenti, tra i quali quelli per rapina ed estorsione. Il 19 ottobre scorso era stato arrestato nell’ambito di un’operazione congiunta dei carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, di Torre Annunziata e della compagnia di Castellammare di Stabia. A finire in carcere furono in due, tra cui Bruno, e altrettanti andarono ai domiciliari. Il componenti del gruppo avrebbero evocato di far parte del clan Galasso – Fontanella, che è attivo nell’area tra i comuni del Vesuviano e Castellammare di Stabia, e facendosi forte di questa minaccia avrebbero imposto ad alcuni imprenditori di pagare il pizzo se non volevano saltare in aria. L’inchiesta partì nel 2016, dopo un attentato a Sant’Egidio del Monte Albino in un cantiere dove si stava realizzando un centro medico polispecialistico. Le indagini accertarono altri episodi di cui due ad imprese edili, una delle quali impegnata nella costruzione di un cavalcavia ferroviario ad Angri. Gli indagati avrebbero chiesto una tangente di circa 100.000 euro, con diverse visite al cantiere, sia alla ditta esecutrice dei lavori sia al committente.
Il Tribunale del Riesame aveva confermato le misure cautelari disposte dal Gip di Salerno su richiesta della Dda salernitana che portarono in carcere Bruno, il 55enne Marzio Galasso di Sant’Antonio Abate ma residente ad Angri. Ristretti ai domiciliari furono il 59enne È di Castellammare ma residente a Pompei e il trentenne Giovanni Galasso, figlio di Marzio. Tutti e quattro sono stati indagati, a vario titolo, di concorso in estorsioni tentate e consumate, aggravate dall’aver agito con metodo mafioso.
Salvatore De Napoli
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