Ultima fermata per i Pisano Oggi scade il bando dell’Asi 

La sopravvivenza dell’azienda è legata all’acquisto dei suoli a Buccino Presentati i primi bonifici. Senza il nuovo sito non scatta la cassa integrazione 

Il dado è tratto, disse Cesare mentre si accingeva a passare il Rubicone. Una frase che identifica un momento cruciale, topico, dal quale non si torna indietro. È esattamente il caso di oggi, dato che alle 12 scade il termine per partecipare al bando pubblicato dall’Asi, il consorzio delle Aree di sviluppo industriale, per l’acquisizione di lotti di terreno in aree industriali . Si parla ancora di Fonderie Pisano che, secondo voci interne all'azienda, hanno presentato già i primi bonifici per la partecipazione mentre c’è solo l’ipotesi della consegna, per tempo, dei progetti e della documentazione necessaria. Fatto sta che i Pisano hanno solo questa occasione per dimostrare all’opinione pubblica, alle istituzioni e soprattutto ai propri dipendenti le loro reali intenzioni.
Tutto il resto è noia, per usare un’altra citazione. Senza un sito, rigorosamente in area industriale, tutto l’iter di delocalizzazione e di concessioni speciali dal ministero dello Sviluppo economico riguardo una cassa integrazione straordinaria, è semplicemente aria fritta. Tre i lotti papabili in provincia, tutti a Buccino e tutti intorno ai 2 milioni d’euro di costo, mentre altri 4 sarebbero nell’area di Contursi anche se meno appetibili a causa delle ristrette dimensioni.
Capitolo lavoratori. La Fiom Cgil incontrerà l'azienda tra oggi e domani per aprire il tavolo locale delle trattative dopo che i Pisano hanno avviato la procedura di licenziamento per i circa 110 operai. Un incontro utile non solo per saggiare le intenzioni dei titolari ma anche per prepararsi all’eventuale appuntamento che, con la mediazione della Regione Campania, dovrebbe tenersi a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico. «Tutto questo lavoro – ha spiegato Francesca D'Elia, segretario provinciale della Fiom – sarà utile solo in caso di un progetto esecutivo e di un iter per la delocalizzazione avviabile in tempi brevi, dato che solo così sarà possibile reperire i fondi per gli ammortizzatori sociali. Senza, non vi sarà nessuna opzione se non continuare con la procedura di licenziamento».
Infine il capitolo giudiziario. Dopo il rinvio dell’udienza al Tribunale del Riesame, ora datata 9 aprile, per il 28 marzo prossimo è prevista l’attesa udienza al Tar al quale i legali dei Pisano hanno presen tato ricorso con allegata la richiesta di maxi risarcimento alla Regione Campania per circa 20 milioni deuro. Danni collegati, secondo i legali, allo stop forzato da parte dell'Ente regionale che, con la negazione della Valutazione d'impatto ambientale e il ritiro dell'Autorizzazione integrata ambientale, avrebbe messo in pericolo la stessa esistenza dell’azienda a causa dell'azzeramento della produzione conseguente alla perdita di commesse.
Emilio D’Arco
©RIPRODUZIONE RISERVATA