LO STUDIO

Uffici lumaca: file raddoppiate in 20 anni

La Cgia boccia la Campania: più di 20 minuti di attesa in coda agli uffici comunali e dell’Asl

SALERNO - La Campania è tra le regioni dove si sta più in fila agli sportelli pubblici. A testimoniare il primato è uno studio della Cgia di Mestre sui tempi d’attesa all’Asl o al Comune, almeno prima che la pandemia stravolgesse tutte le abitudini. Perché il Covid ha fatto sì che fosse accelerato il processo di digitalizzazione che, però, non è omogeneo in tutt’Italia. Tant’è che l’emergenza sanitaria ha tagliato le code ma non ha accorciato i tempi. Anzi: proprio nelle ultime settimane, infatti, sono diventate virali le immagini degli utenti in attesa presso gli uffici anagrafe di Salerno, in particolare a quello di via Madonna di Fatima, nel quartiere Pastena. Lungaggini che hanno fatto montare la protesta di tanti salernitani e avviato con forza la richiesta di riaprire alcuni uffici periferici ormai chiusi da tempo. Il Comune ha provato a correre ai ripari, riorganizzando gli orari nel mese di settembre. Ma, intanto, le file continuano.

Il primato della Campania. Secondo l’indagine della Cgia, è come se tra il 1999 e il 2019 la fila agli uffici pubblici si fosse allungata di 20 persone. Nel 2019, ultimo anno in cui i dati sono disponibili, 54,8 intervistati su 100 hanno dichiarato di aver atteso più di 20 minuti davanti allo sportello di una Asl, il 55,2 per cento in più rispetto a quanti si erano trovati nella stessa situazione nel 1999. Sono 29,2 su 100, invece, gli intervistati che due anni fa sono rimasti in lunga attesa di fronte allo sportello di un ufficio anagrafe: il 172,9 per cento in più di 20 anni prima. A livello territoriale le situazioni più difficili si registrano nel Centro Sud. Presso gli sportelli delle Asl i tempi d’attesa più lunghi si sono verificati in Calabria (70,9 persone intervistate su 100 sono state in fila più di 20 minuti), in Sicilia (70,9) e Campania (66,7). Le attese in coda agli uffici anagrafe, invece, si sono fatte sentire in particolar modo nei Comuni ubicati nel Lazio (50), in Sicilia (40,1) e in Puglia (33,1), ma anche nella stessa Campania (31,4). Tra le realtà regionali più virtuose ci sono Veneto, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige.

Le colpe della burocrazia. I ritardi e le inefficienze della Pubblica amministrazione, comunque, a detta della Cgia, non sono ascrivibili solo alla cattiva organizzazione. Nonostante il processo di informatizzazione abbia interessato tutta Pa, la fila agli sportelli nei 20 anni analizzati non è cresciuta per colpa di chi ci lavora. La responsabilità, infatti, va ricercata negli effetti che caratterizzano moltissime leggi, decreti e circolari che, spesso in contraddizione tra loro, hanno aumentato a dismisura la burocrazia, complicando non solo la vita dei cittadini e delle imprese ma anche quella degli impiegati pubblici.

Un problema per le aziende. A lamentarsi, comunque, mette in risalto la Cgia, non sono solo i cittadini ma anche il sistema produttivo. Per 9 imprenditori su 10, infatti, la Pubblica amministrazione italiana presenta le procedure amministrative in capo alle aziende costituiscono un grosso problema. Nessun altro Paese dell’area dell’Euro ha registrato uno score così negativo. Rispetto alla media dei 19 Paesi monitorati, infatti, l’Italia sconta un differenziale di ben 18 punti percentuali in più. Il coacervo di norme, di regolamenti e di disposizioni varie presenti in tutti i settori continuano a ingessare il Paese, rendendo la vita impossibile soprattutto a coloro che vogliono fare impresa. E mai come in questo momento, oltre a riformare la nostra Amministrazione statale, evidenzia la Cgia, sarebbe necessario semplificare il quadro normativo, riducendo il numero delle leggi attraverso l’abrogazione di quelle più datate, ricorrendo ai testi unici, evitando così la sovrapposizione legislativa che su molte materie ha generato incomunicabilità, mancanza di trasparenza e incertezza dei tempi.

Gaetano de Stefano