Udc, De Mita jr “apre” a Caldoro

Il parlamentare smonta il patto con i democrat salernitani «Il fatto politico che si è prospettato è senza prospettive»

SALERNO. «Siete proprio sicuri che le primarie si faranno?». Ciriaco De Mita parla poco. Frasi. Pensieri sparsi. Visioni alte. «Quando si sta in un pantano non bisogna muoversi, si rischia di schizzare e sporcarsi» dice assediato dai cronisti che chiedono quale sarà la sua posizioni a queste regionali. Giudizi non ne vuole dare spiega che «le semplificazioni alla gente non interessano più. Perché il giudizio che si da è nell’interesse di chi lo formula». Ma a dare giudizi è il nipote Giuseppe, parlamentare e numero due dell’Udc. E il suo giudizio è feroce anche se garbato.

De Mita jr demolisce il “modello Salerno”, quello per intenderci costruito dalle segreterie provinciali del Pd e dell’Udc per il voto a Palazzo Sant’Agostino: «È privo di prospettive» dice, bannando tutto il lavoro del segretario Cobellis, lavoro propedeutico anche per Palazzo Santa Lucia dove l’Udc di Giuseppe De Mita è più propenso ad un dialogo con il presidente uscente Stefano Caldoro. Una linea, quella di De Mita jr, che di fatto cancella le prospettive - deluchiane - che l’Udc salernitano stava costruendo guardando alle elezioni di maggio. E quando gli si fa notare proprio il lavoro fatto per le elezioni alla Provincia, il parlamentare spiega: «Noi abbiamo scollinato un passaggio elettorale, abbiamo eletto gli organi delle Province riformulate dalla legge Delrio. Province che nella riforma costituzionale approvata alla Camera verranno cancellate. Quindi il fatto politico che si è prospettato è privo di prospettive».

Con Caldoro invece «le mie dimissioni non sono mai state terreno di scontro» e in prospettiva delle regionali «abbiamo registrato l’inconsistenza del Partito democratico e una disponibilità al dialogo del presidente Caldoro». De Mita non ha parole dolci verso i democrat: «In Campania abbiamo un fatto, che il Pd si è perso e non è solo una questione di primarie. Questa vicenda mina nelle fondamenta tutte le ragioni di rinnovamento e di hashtag». E quando si forza la mano per capire, alla fine, l’Area Popolare, in questo scenario, come si collocherà, De Mita assume le posizioni criptiche dello zio Ciriaco: «Sul piano regionale probabilmente emergono contraddizioni anche nostre, ma emergono anche tante contraddizioni nel Partito democratico così come in Forza Italia. Tutte queste cose hanno bisogno di un contesto che le approssimi ad una lettura unitaria. Ma partire da una idea unitaria che si impone in realtà in maniera univoca ma così diversificate, secondo me è un errore». E la posizione su Caldoro è anche quella del Nuovo centrodestra. Pasquale D’Acunzi, presente al convegno, lo spiega bene: «Abbiamo governato cinque anni con Caldoro e proprio ora dobbiamo cambiare?». Ma il giudizio di De Mita jr sul governatore uscente non è sereno fino in fondo «Noi veniamo fuori da una esperienza che non è di centrodestra è un’esperienza di coalizione, con un presidente che è una persona seria. Una esperienza che però io racconterei in maniera differente: che ha superato sì una fase di enorme difficoltà ma che è una vicenda ancora aperta. Certo - spiega - non ci sono più i problemi contabili ma noi abbiamo una quantità di emarginazioni a tutti i livelli. Dunque il punto di partenze è questo: come affrontare questi nodi?». In questo l’aperura riscontrata da Caldoro e meno dal Pd. Vedremo.

All’incontro a Palazzo di Città tutto il quartier generale dell’Udc salernitano ma anche Ncd. In prima fila il dottor Milanese; il portavoce del governatore, Gaetano Amatruda ma anche il segretario provinciale del Pd, Nicola Landolfi, tutti ad ascoltare la lezione dei democratici cristiani, quella “attualità di un modello politico che continua a servire all’Italia”. Un modello utile ma che «quando sceglie dove stare - commenta Ciriaco De Mita - subito dopo scompare. Avremo bisogno di riflettere sulla modernità della politica». ©RIPRODUZIONE RISERVATA