L'INCHIESTA

Ucciso perché era inaffidabile: arrestato affiliato del clan dopo 20 anni

Preso colui che indicò la vittima ai killer

NAPOLI - Le indagini sull'omicidio di Michele Vignola, coordinate dalla Dda di Napoli, sono lo sviluppo di quelle che portarono all'arresto, nel gennaio di due anni fa, di Salvatore Viola e Lorenzo Fioto, ritenuti elementi apicali del clan Birra-Iacomino di Ercolano.

I due sono stati condannati all'ergastolo dalla corte d'assise di Santa Maria Capua Vetere, perché accusati di essere i sicari. Ora, per quella esecuzione di 20 anni fa, un'epurazione interna consumata a Parete, nel Casertano, arriva un'altra ordinanza di custodia cautelare in carcere: a finire dentro è il libero vigilato Giuliano Quaranta, 56enne considerato affiliato di primo piano del clan D'Alterio-Pianese di Qualiano, all'epoca dei fatti alleato dei Birra-Iacomino. L'arresto è stato eseguito dai carabinieri della compagnia di Torre del Greco. Per gli inquirenti Quaranta avrebbe indicato a Fioto e Viola il luogo dove sarebbe stato commesso l'agguato, occupandosi del recupero dei killer e dell'arma, a raid ultimato. Vignola fu ammazzato perché ritenuto non più affidabile dai vertici del suo clan.

A fare luce sulla vicenda collaboratori di giustizia come Francesco Ruggiero, Franco Sannino e Antonio Birra, ex reggente della cosca e fratello del capoclan Giovanni Birra, detenuto al 41 bis. L'eliminazione di Vignola viene inserita dagli investigatori nella scia di sangue sullo sfondo della faida di Ercolano, scoppiata nei primi anni '90, per la quale sono state già eseguite più di 90 misure cautelari nei confronti dei presunti mandanti ed esecutori.