Uccisero Maria Ricci Pm chiede l’ergastolo per i due imputati

La Procura: carcere a vita per Mario De Pasquale e Alacqua La donna ed il marito Giovanni furono presi a coltellate

«Ergastolo per gli assassini di Maria Rosaria Ricci»: questa la richiesta di condanna avanzata ieri dal pm Carmine Olivieri nei confronti degli ebolitani Mario De Pasquale, 27 anni, ritenuto l’esecutore materiale del delitto, e Tiziano Alacqua, il presunto complice. Per la pubblica accusa il 26 febbraio dello scorso anno, nel centro storico di Eboli, gli imputati uccisero la donna e attentarono alla vita del marito, Giovanni Caiafa, che scampò per miracolo alla morte (i due rispondono anche di tentato omicidio).

Il processo in Assise, a Salerno (Giovanna Allegro, presidente e Giancarla D’Avino, a latere) riprenderà il 12 giugno quando l’avvocato Edoardo Rocco, difensore di Alacqua, terrà la propria arringa. Due giorni dopo toccherà all’avvocato Nicola Naponiello, difensore di De Pasquale.

La donna uccisa, Maria Rosaria Ricci, detta “a napulitana”, viveva in un piccolo appartamento del centro storico col marito Giovanni Caiafa. La coppia viveva di piccoli lavori nel campo dell’agricoltura, ed aveva amicizie nella zona di Altavilla Silentina. Ed è spesso con questa località che si intrecciano le indagini sull’omicidio della donna, eseguite dai carabinieri della compagnia di Eboli, diretta dal capitano Alessandro Cisternino e dal tenente Francesco Manna. Gli imputati, infatti, durante uno dei tanti interrogatori, descrissero i coniugi ebolitani come degli impiccioni. Quella sera i due erano andati sotto casa per dare loro una lezione. La coppia ebolitana aveva parcheggiato la Fiat Marea davanti alla chiesa di San Francesco d’Assisi. Caiafa e Ricci erano appena rientrati nell’abitazione di vico San Lorenzo, al civico 17. Dalla piazza avvertirono dei rumori. La Ricci, scesa di casa, sorprese i due imputati mentre distruggevano la Marea del marito. De Pasquale, a quel punto, l’avrebbe guardata in faccia chiedendole: “Sei tu Maria?”. Al che la donna si rifugiò in casa dove, raggiunta dal 27enne ebolitano, fu finita con dodici coltellate. Secondo la ricostruzione fatta dagli inquirenti, che hanno tenuto conto delle prime ammissioni degli imputati, Alacqua ebbe una colluttazione con Caiafa. Dall’abitazione tornò De Pasquale, che aveva appena ucciso la donna, che sferrò altre coltellate al Caiafa, al collo e alla spalla.

De Pasquale e Alacqua furono fermati la stessa notte dai carabinieri della compagnia di Eboli. Dopo un lungo interrogatorio dinanzi al pm Olivieri, ci furono le prime ammissioni. Gli arrestati parlarono del movente della provocazione e del particolare che la donna assassinata tormentava con minacce e insulti Alacqua e la sua convivente. Soprattutto gli imputati riferirono di non essere andati lì per uccidere, ma solo per dare una lezione a quella che consideravano, a loro dire, una coppia di pettegoli. Ma per la Procura De Pasquale e Alacqua quella sera agirono di comune intento nell’azione delittuosa che fu con inspiegabile crudeltà.

Massimiliano Lanzotto

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