Uccise prostituta: condannato giardiniere di Agropoli

Ventotto anni e mezzo di carcere a un  43enne che abbordò la donna sul litorale di Paestum

AGROPOLI. Condannato il giardiniere che uccise Rosa Allegretti, la prostituta di origini pugliesi trovata priva di vita in via Mascagni. I giudici dell’Assise di Salerno – presidente Massimo Palumbo – hanno inflitto all’omicida reo confesso, il 43enne Costabile Piccirillo, la pena di 28 anni e sei mesi di reclusione (il pm Ivana Niglio della procura di Vallo della Lucania, a luglio, aveva chiesto l’ergastolo); per il possesso delle armi, inoltre, Piccirillo (difeso dai penalisti Michele e Francesca Sarno) è stato condannato a un anno e sei mesi. Incastrato dai video delle telecamere mentre gettava i vestiti e gli oggetti della povera prostituta e notato trafficare nel fondo di via Mascagni che custodiva, alla fine, messo davanti alle sue responsabilità, Piccirillo confessò, ammettendo di voler rapinare la prostituta, ma non di ucciderla. Per il pm Niglio, invece, quel giorno il giardiniere, che aveva abbordato la donna sul litorale di Capaccio, agì con intenzioni omicide, tanto da decidere di occultare il cadavere una volta ammazzata la donna.

L’omicidio e l’occultamento del cadavere. I fatti risalgono a cinque anni fa, al 2011. Il corpo senza vita della prostituta fu scoperto il 22 dicembre in un fondo agricolo. Il cadavere non aveva segni di identificazione: sia la borsa sia la giacca erano stati gettati nell’isola ecologica tra i rifiuti speciali non pericolosi. Piccirillo era stato due ore prima della scoperta del cadavere nel punto di raccolta dei rifiuti e il suo passaggio era stato ripreso dalle telecamere in via Bolivar. A inchiodarlo, inoltre, sono state le testimonianze di chi lo aveva notato il giorno del rinvenimento aggirarsi vicino al campo di via Mascagni.

Tutto era iniziato il giorno prima, il 21 dicembre. Costabile Piccirillo era alla guida del suo Fiat Scudo bianco in località Foce Sele di Capaccio. In quella zona era solita sostare la Allegretti. Il giardiniere era andato lì con l’intenzione di rapinarla, come ha più volta ribadito, e non di consumare una prestazione sessuale. L’aveva fatta salire in macchina e lì, sotto minaccia, le aveva chiesto di consegnargli il denaro che aveva con sé. Dopo averla immobilizzata per un braccio, l’aveva colpita ripetutamente con un bastone alla testa. La donna riuscì a fuggire, ma Piccirillo la raggiunse e la bloccò. Secondo la ricostruzione fatta durante il dibattimento, Piccirillo legò alla Allegretti piedi e mani con delle corde e, per non farla urlare, le infilò un fazzoletto di stoffa in bocca. Dopo avvolse il viso della donna con dello scotch. Quindi decise di sbarazzarsi di quel corpo: lo caricò sul cassone del suo mezzo commerciale e partì in direzione di Agropoli. Rosa riuscì di nuovo a liberarsi le mani dai lacci di plastica e, in località Linora, cercò di scappare una seconda volta. Piccirillo si fermò, la picchiò e la legò con fascette autobloccanti. Quando arrivò nel fondo di via Mascagni, Rosa Allegretti era già morta per asfissia.

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