Uccise la moglie: anziano si lascia morire 

Sapri, il 75enne a maggio le aveva tolto la vita con un colpo di pistola. In carcere avrebbe rifiutato il cibo, poi il malore

SAPRI. Forse sono stati i sensi di colpa o forse la depressione a portare alla morte Gabriele Milito, il ragioniere 75enne di Sapri che lo scorso 29 aprile ammazzò con un colpo di pistola nel sonno la sua seconda moglie Antonietta Ciancio. Secondo alcune indiscrezioni Milito, rinchiuso dalla fine dello scorso maggio nel carcere di Paola, rifiutava il cibo.
Colto da malore pochi giorni fa, è stato trasferito nell’ospedale della cittadina calabrese dove è deceduto nel primo pomeriggio di ieri. La salma è ancora sotto sequestro ma dovrebbe essere liberata nelle prossime ore per la celebrazione dei funerali.
L’uxoricidio destò sconcerto e scalpore in tutto il Golfo di Policastro. In tanti conoscevano il professionista saprese soprattutto per la serietà nel lavoro e per la sua irreprensibilità, anche se era molto nota la sua passione per la caccia e le armi.
Il corpo della Ciancio fu scoperto solo il 2 maggio, all’interno dell’abitazione di Corso Garibaldi nel piano centro di Sapri, dai carabinieri allertati da alcuni familiari della vittima, preoccupati perché la 69enne insegnante elementare in pensione non rispondeva al cellulare da alcuni giorni. Dopo essersi tolto il pigiama ed essersi rivestito, l’ex ragioniere sarebbe uscito e rientrato più volte in casa. Gli inquirenti ipotizzarono anche che volesse suicidarsi perché la pistola, ritrovata a poca distanza dal cadavere della moglie riverso sul letto, aveva ancora il colpo in canna.
Resosi irreperibile, Milito fu ritrovato in stato semi-confusionale nel tardo pomeriggio di quello stesso 2 maggio a circa mezzo chilometro di distanza dalla propria auto lasciata in panne al margine dell’ex statale 104, in una zona impervia nelle campagne di Medichetta di Rivello, grazie al lavoro dei carabinieri di Sapri e dei loro colleghi di Lagonegro.
Milito era rimasto all’addiaccio per almeno un paio di giorni. Sottoposto ad interrogatorio l’ex ragioniere confessò di aver fatto partire il colpo mortale dalla sua Beretta calibro 7.65, che raggiunse la Ciancio alla nuca, ma per errore mentre maneggiava l’arma. Una tesi, questa, che non aveva mai convinto gli inquirenti. L’autopsia stabilì che il proiettile fu esploso da distanza molto ravvicinata. Dopo una quindicina di giorni passati nella casa circondariale di Potenza a Milito, difeso dagli avvocati Damiano Brandi e Felice Lentini, gli vennero concessi i domiciliari. La prima richiesta dei suoi legali fu di farglieli scontare in un’altra abitazione di sua proprietà, a Tortorella, centro collinare ad una quindicina di km da Sapri. Alla fine, però, fu deciso per un altro appartamento a Scalea. Qui l’uxoricida in due occasioni tentò di fuggire prima di essere arrestato dai carabinieri e condotto dietro le sbarre a Paola .Tutto questo fino al malore, alcuni giorni fa, ed alla morte.
La fine di Milito non aiuta a fugare i dubbi su quale sia stato il reale movente dell’uxoricidio. C’è chi dice che lui e la Ciancio negli ultimi mesi non andassero più d’accordo e che l’ex insegnante originaria di San Severino Lucano, piccolo comune della provincia di Potenza, avesse manifestato la volontà di lasciarlo.
Vito Sansone
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