Uccise la madre, sarà ricoverato per 10 anni

Misura di sicurezza per Giordano. Il 53enne di Pagani è stato dichiarato infermo totale di mente

PAGANI. Fu una tragedia della follia quella che nel settembre del 2015 si consumò in un appartamento di vicolo Striano, nel quartiere di Casa Marrazzo. Alle 14 di ieri il presidente della Corte d’Assise, Massimo Palumbo, ha letto in aula la sentenza che dichiara il 53enne Aniello Giordano non imputabile per totale infermità di mente, applicandogli nel contempo una misura di sicurezza che ne impone per dieci anni il ricovero in una Rems, le residenze assistite che di recente hanno sostituito gli ospedali psichiatrici giudiziari. È necessario che continui a seguire una terapia farmacologica, terapia che secondo le indagini aveva interrotto quando, il 21 settembre di due anni fa, uccise la madre Anna De Martino colpendola più volte alla testa con un piede del letto. La donna, 85 anni, fu ritrovata dai carabinieri seduta su una sedia, senza vita e con la testa sanguinante. A scatenare il raptus omicida pare sia stato un suo rimprovero, per il rumore che il figlio stava facendo nel tentativo di riparare il letto. Ma gli attriti risalivano già a qualche giorno precedente, quando la donna aveva provato a insistere affinché lui riprendesse le cure prescritte dal Centro di igiene mentale. Bastò poco, in quella situazione di equilibrio psichico precario, perché Giordano perdesse il controllo e si scagliasse contro la madre. Subito dopo uscì per andare a casa della sorella, confessando a lei per prima quello che aveva fatto. La donna era ancora sotto choc quando lui lasciò anche il suo appartamento e si recò al bar in piazza D’Arezzo. Qui ripeté la confessione, ma da principio non fu creduto. Poi qualcuno notò con orrore gli abiti sporchi di sangue e avvisò i carabinieri.

Quando i militari entrarono in casa trovarono la tragica conferma e Giordano, difeso dall’avvocato Rino Carrara, fu portato in carcere. Da lì dovrà ora essere trasferito in una residenza per l’esecuzione della misura di sicurezza. I periti che lo hanno esaminato ne hanno infatti confermato la pericolosità sociale, seppure sedata adesso dall’assunzione dei medicinali. Il 53enne di Pagani sta seguendo la terapia – con un discreto livello di collaborazione, hanno sottolineato i periti – e questo ha consentito di poterlo dichiarare capace di stare in giudizio e quindi celebrare il processo. Sottratto al controllo dei medici, il paziente potrebbe però tornare ad essere preda dei suoi incubi, con il rischio di gravi conseguenze per se stesso e per gli altri. Per dieci anni rimarrà quindi sotto uno stretto controllo psichiatrico, poi una nuova perizia verificherà le sue condizioni e stabilirà se può essere dimesso. (c.d.m.)

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