Uccise la madre, non è punibile

Il perito appura l’infermità di Aulisio, si va verso l’annullamento della pena

Vizio totale di mente, con totale incapacità di intendere e volere al momento del fatto. Una diagnosi che proietta Vincenzo Aulisio, autore nel 2012 dell’omicidio della madre, verso una sentenza d’appello di non imputabilità, rendendolo non punibile e cassando di fatto la condanna a sedici anni emessa in primo grado al termine di un rito abbreviato. Lo psichiatra Antonello Crisci, che nello scorso luglio lo ha visitato nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa insieme alla psicologa Nicoletta Sansone, illustrerà questa mattina le sue conclusioni davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello che lo hanno incaricato della perizia. Nelle relazione depositata ieri agli atti del processo conclude che Aulisio non è affetto solo da una seminfermità mentale, come si era stabilito in primo grado, ma da una psicosi paranoidea che lo rende del tutto incapace di intendere e volere. Era il novembre del 2012 quando uccise la madre Assunta Bove con oltre settanta coltellate, una furia omicida alimentata dal livore nei confronti del fratello (nato da un altro padre) a cui attribuiva la volontà di sottrargli tutti i beni familiari. «Più lei invocava il nome di mio fratello, più io la colpivo» ha raccontato ai medici. Un delirio di gelosia al culmine del quale, secondo l’analisi psichiatrica, le figure della mamma e del fratello finivano per sovrapporsi e combaciare.

L’omicidio avvenne in un’abitazione di via Porzio, al quartiere Calcedonia. L’anziana era ancora a letto e forse dormiva quando il figlio, allora quarantenne, l’assalì con un coltello. Non era la prima volta che l’aggrediva, già in passato l’aveva malmenata e da tempo aveva palesato disturbi di mente per i quali era sotto cura farmacologica. In primo grado il giudice Elisabetta Boccassini concluse per l’infermità parziale e lo condannò a 16 anni, ma il difensore Gaetano Pastore ha impugnato la sentenza e ora a carico di Aulisio potrebbe restare solo la pericolosità sociale, con conferma del ricovero psichiatrico.

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