Tumore non curato, 7 medici a processo

Alla 43enne di Capaccio era stato diagnosticato un banale ascesso. Sanitari di Battipaglia accusati di omicidio colposo

Quando fu chiaro che quell’ascesso mammario per il quale la stavano curando da oltre un anno era invece un tumore, era ormai troppo tardi. Giovanna D’Alessandro, 43 anni, è morta il 30 luglio del 2014, e secondo la Procura poteva essere salvata se solo la diagnosi fosse stata più tempestiva. Con l’accusa di omicidio colposo sono stati rinviati a giudizio ieri mattina il medico curante di Capaccio (dove la donna risiedeva) e sei ospedalieri del Santa Maria della Speranza, a cui la donna siera rivolta in più occasioni. Il giudice dell’udienza preliminare, Donatella Mancini, ha invece assolto l’unico camice bianco che aveva scelto il rito abbreviato: un medico dell’ospedale di Battipaglia che era stato l’ultimo a visitare la donna, solo tredici giorni prima del decesso, quando era ormai impossibile evitare il peggio.

Il calvario di Giovanna D’Alessandro iniziò nel 2011, quando il medico curante liquidò come una semplice zona adiposa l’incavo formatosi su una mammella. Nei mesi successivi la diagnosi cambiò in ascesso mammario e il 30 luglio del 2012 la donna si ricoverò con questa diagnosi nell’ospedale di Battipaglia. Qui le fu praticato un intervento di incisione e drenaggio e fu poi dimessa con la mera indicazione di una terapia antibiotica e la prescrizione di tornare in ospedale il giorno dopo per la medicazione. Di medicazioni in realtà se ne dovettero fare nove, e il medico curante ne prescrisse poi altre otto perché continuavano ad essere presenti secrezioni ematiche. Solo molto dopo si comprese che qualcosa non quadrava, si fecero ulteriori accertamenti e alla donna fu diagnosticato il carcinoma. «Una neoplasia – ha evidenziato il sostituto procuratore Roberto Penna nella richiesta di rinvio a giudizio - che se prontamente rilevata si sarebbe potuta fronteggiare con un trattamento chirurgico e successiva terapia sistemica adiuvante». Interventi, ha sottolineato ancora il magistrato, che «secondo una probabilità logica» avrebbero garantito alla paziente una possibiltà di sopravvivere per altri dieci anni con un grado di probabilità che i consulenti della Procura hanno valutato in poco più del 54 per cento. Invece il cuore di Giovanna D’Alessandro si è fermato due estati fa, dopo che alla magistratura era già stata presentata una denuncia per lesioni colpose. Il titolo di reato è stato poi tramutato in omicidio e ieri è arrivata la prima pronuncia di un giudice, che ha disposto per sette camici bianchi la celebrazione di un processo.

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