Tulli teste a Salerno L’ex vertice dello Ior in aula per Scarano

Il pm cita i D’Amico e i presidenti di Salerno Solidale E monsignore scrive ai giudici: «Subisco ingiurie e sberleffi»

Ci sarà anche l’ex vicedirettore dello Ior, Massimo Tulli, tra i testi chiamati a deporre nel processo a monsignor Nunzio Scarano e agli altri 48 imputati per concorso in riciclaggio. Tulli, a sua volta sotto processo a Roma, sarà citato dal difensore Silverio Sica per spiegare come funzionava lo Ior e provare ad argomentare così quella ricostruzione secondo cui il sacerdote salernitano sarebbe finito in disgrazia proprio per aver tentato di svelare alcune anomalie. Una circostanza che saranno chiamati a confermare anche l’arcivescovo Agostino Marchetto e il cardinale Jeorge Estevez Medina, a cui il prelato scrisse una lettera annunciando di voler portare a conoscenza del Papa alcuni illeciti scoperti all’Apsa, l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede di cui era addetto contabile. I testi della difesa sono una trentina, solo in parte sovrapposti a quelli dell’accusa. Il pm Elena Guarino citerà tra gli altri il grande accusatore Massimiliano Marcianò e gli armatori D’Amico, che secondo gli inquirenti avrebbero fornito a Scarano denaro frutto di evasione fiscale. Nella lista ci sono pure il presidente di Salerno Solidale, Mena Arcieri, e il predecessore Salvatore Memoli. La prima ha smentito che il prelato abbia fatto beneficenza alla casa per anziani; il secondo ha ricostruito il ruolo del monsignore negli interventi di ristrutturazione finanziati dai D’Amico.

L’audizione dei testi inizierà il 9 febbraio, ma Scarano non sarà in aula. Non c’era neanche ieri, sebbene per lui fosse arrivata una troupe televisiva dalla Francia. Ha scritto una lettera ai giudici, in cui lamenta di essere stato oggetto alla scorsa udienza di ingiurie e sberleffi: «È stato un calvario – scrive – Si è ironizzato sul fatto che fossi abbronzato, solo perché nelle tre ore di permesso esco in bici». Quindi la difesa: «Non ho riciclato, chi ironizza sulla mia “fortuna” dovrebbe anche informarsi su ciò che di buono ho fatto».

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