Truffa sui contributi Invitalia, 13 indagati 

Assegni fantasma per acquisti di arredi e lavori mai effettuati in bar e pasticcerie. Coppia angrese al centro del raggiro

ANGRI . Tredici persone sotto finite sotto inchiesta, con sequestri preventivi pari a 700mila euro, per una maxitruffa compiuta a danno di Invitalia, l’Agenzia nazionale per i contributi a sostegno del lavoro. L’operazione investigativa “Ghost cheques” (assegni fantasma) è stata condotta dai finanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Salerno e ha ricostruito un meccanismo di fatture fittizie che consentiva a piccoli imprenditori (in particolare titolari di bar e pasticcerie) di incassare contributi a fondo perduto per arredi mai acquistati e lavori di ristrutturazione non eseguiti. A ideare il raggiro sarebbe stata una coppia di coniugi di Angri (già noti per contestazioni analoghe), che attraverso varie società avrebbe certificato la fittizia fornitura di arredi. I finanzieri hanno ricostruito il meccanismo analizzando le copie degli assegni che le ditte beneficiarie consegnavano a Invitalia, scoprendo che gli originali erano stati scritti a matita e che il nome delle ditte dei due angresi era stato poi sostituito con quello degli stessi destinatari dei fondi o di loro familiari.
L’avviso di conclusione delle indagini preliminari è stato notificato a tredici persone, chiamate a rispondere di truffa aggravata, con il contestuale decreto di sequestro firmato dal giudice delle indagini preliminari Maria Zambrano per un totale di 700mila euro. I finanzieri coordinati dal tenente colonnello Gabriele Di Guglielmo hanno apposto i sigilli finora a conti correnti e beni personali (mobili e immobili) per 370mila euro, nei comuni di Salerno, Napoli, Angri, Sant’Antonio Abate, Battipaglia, Castel San Giorgio, San Marzano Sul Sarno e Pompei. Il raggiro è stato illustrato in una nota dal procuratore capo di Salerno, Corrado Lembo: «Gli indagati, orbitanti nell’area dell’Agro nocerino sarnese, sono ritenuti responsabili a vario titolo del reato di falso e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in quanto hanno illecitamente percepito contributi gestiti dall’Agenzia Invitalia spa e finalizzati a favorire l’inserimento nel mondo del lavoro di persone prive di occupazione». Cuore del meccanismo illecito erano due società riconducibili ai coniugi di Angri. Tramite queste venivano prodotte le fatture per l’acquisto di beni inesistenti. «Quali giustificativi di pagamento, richiesti da Invitalia per la erogazione dei sussidi, gli indagati hanno predisposto una copiosa documentazione artefatta – si legge ancora nella nota – falsificando i titoli di credito inviati in copia all’ente erogatore e rientrando nella disponibilità delle somme fittiziamente destinate ai fornitori di beni mai acquistati».
L’acquisto era falso come i documenti di spesa prodotti, utili ed apparentemente idonei ad ottenere i soldi per il rimborso emsso da Invitalia. Ribattezzati “fantasma” nell’indagine Ghost Cheques. «Le condotte criminose – ha spiegato la Procura – sono state accertate attraverso una meticolosa attività di analisi della documentazione contabile e bancaria acquisita, che da un primo esame risultava conforme ai requisiti richiesti per la concessione dei contributi illecitamente percepiti. La successiva verifica presso gli istituti bancari dei singoli soggetti ‘prenditori’ degli assegni fantasma ha permesso ai militari del Nucleo di Polizia tributaria di Salerno di ricostruire il complesso meccanismo messo in piedi dall’organizzazione». E ha a condotto fino ai sequestri di ieri e alla chiusura delle indagini.
Alfonso T. Guerritore
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