IL CASO

Truffa e peculato per due agenti di Polizia

Documenti falsi per attestare il servizio alla Fiera del Levante di Bari senza essere mai stati in Puglia

SALERNO - Alla Fiera del Levante di Bari per prestare servizio come poliziotti non sarebbero mai arrivati. Un sovrintende capo e un assistente capo in servizio alla questura di Salerno sono indagati di truffa e peculato. Lo scorso mese di ottobre furono raggiunti dalla misura interdittiva della sospensione dal servizio, inizialmente di un anno e poi ridotta in appello a cinque mesi. Lo si apprende dalla sentenza della Cassazione (Seconda sezione penale, presidente Geppino Rago ) che ha respinto i ricorsi dei poliziotti, dichiarandoli inammissibili. Gli indagati, infatti, chiedevano l’annullamento della misura cautelare, basando la richiesta su due motivi: il primo fondato sull’esame dei loro curricula che dimostrerebbe, al contrario di quanto decretato dal giudice di prime cure, «che non hanno una propensione all’acquisizione di facili fonti di guadagno tramite la commissione di delitti contro la pubblica amministrazione» e il secondo «che la volontà risarcitoria non si è concretizzata per fatti indipendenti dalla loro volontà». I reati contestati ai poliziotti sarebbero stati commessi due anni fa, a settembre, quando sarebbero dovuti partire per Bari, per prestare servizio alla nota Fiera.

Secondo la Procura, diretta dal dottor Giuseppe Borrelli , che ha trovato concorde parere dal gip, gli indagati avrebbero prodotto una falsa documentazione, inducendo in errore la pubblica amministrazione che gli ha versato il relativo trattamento stipendiario pur non avendo prestato il servizio. Agli agenti sono stati erogati anche il rimborso spese e gli oneri della trasferta mai sostenuti nei giorni 21 e 22 settembre 2019. Secondo la falsa tabella di marcia, gli agenti erano stati a Bari i primi due giorni, mentre erano rientrati a Napoli solo il 23 settembre. Le indagini, invece, avrebbero accertato che il sovrintendente e il collega erano già tornati in Campania nel pomeriggio del giorno 21, trattenendo l’auto di servizio. Al rientro in servizio presso la sede originaria, gli agenti presentarono “il conto” della trasferta, «allegando documentazione non rispondente al vero in merito alle spese sostenute per il soggiorno e il vitto ». Gli agenti hanno presentato ricorso in Cassazione, soprattutto sulla motivazione espressa dal Tribunale di Salerno sulla loro «propensione a delinquere e sulla gravità della condotta».

Per i poliziotti si ravvederebbero elementi di contraddittorietà nella decisione dei giudici salernitani. «La censura è manifestamente infondata poiché il tribunale, pur prendendo atto delle argomentazioni della difesa in ordine all'insussistenza delle esigenze cautelari, le ha ritenute non idonee ad elidere del tutto il pericolo di recidiva, sul rilievo che, uno degli indagati, risulta gravato da due precedenti penali per violazione degli obblighi di assistenza familiare e per una falsa dichiarazione a pubblico ufficiale...». Inoltre, aggiunge la Cassazione, «il tribunale ha ridotto sensibilmente la misura considerando che la condotta illecita si è consumata materialmente nell'arco due giorni». I poliziotti sospesi l’anno scorso ad ottobre, sono nel frattempo tornati in servizio.