IL CASO

Truffa delle case da sogno: i “pacchi” pure in Costiera

In manette quattro persone, interdetto un notaio che “modificava” i documenti

SALERNO - Nel loro carnet di proposte anche alcuni immobili di prestigio e strutture turistiche sulla Costiera Amalfitana. Ma dietro quelle strutture da sogno, in realtà, si nascondevano i classici “bidoni”. È stata smatellata un’organizzazione con base a Livorno che di colpi ne aveva tentati o realizzati almeno 28 in Toscana più altri in diverse regioni italiane. A finire nella rete dei finanzieri di Livorno cinque persone, tra le quali due agli arresti domiciliari, due in carcere e un notaio interdetto per otto mesi dalla professione, oltre a cinque altre persone a piede libero. La base della truffa era quella del facile guadagno e con loro, che avevano società di diritto anglosassone, agganci a livello internazionale, capacità di procurarsi finanziamenti con grande facilità c’era da stare tranquilli.

E invece le vittime erano tanti acquirenti come il “Deciocavallo” in “Totò Truffa '62”, mentre alcuni degli indagati sembravano come il principe della risata intento a vendere la fontana di Trevi. I raggirati, tra cui facoltosi professionisti e imprenditori ci hanno rimesso almeno un milione di euro. Per gli autori delle truffe la vita era bella. Basta pensare che il presunto promotore deal gang, il 39enne Nicola Calderini di Livorno, direttore della società britannica Sts Ivestiments (finito in carcere assieme al suo collaboratore e autista, il 55enne Mike Berni , residente a Follonica), avrebbe abitato in una fantastica villa con piscina vicino al mare, oggi confiscata e acquisita al patrimonio dello Stato. Con l’operazione Limited, sono finiti ai domiciliari il 71enne ex imprenditore turistico livornese Giuseppe Doveri e il 43enne di origini albanesi Bilbil Muca , residente a Follonica.

Sospeso per otto mesi il 68enne notaio Valerio Vignoli che, a dire dei pm, si sarebbe occupato di conferire i crismi di autorevolezza e serietà all’affare da concludere. Ad indagare sono stati i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Finanza che hanno scoperto come le vittime anticipavano decine di migliaia di euro di spese che sarebbero servite a costituire società inglesi. Società che a loro volto erano necessarie per concludere le compravendite da parte di magnati americani o di altri continenti. Nell’organizzazione, alcuni degli indagati stavano operando anche sulla Costiera Amalfitana. Il gruppo interveniva, a suo dire, anche per far ottenere mutui o prestiti, proponendo, sempre la costituzione di società straniere che la vittima doveva costituire tramite il versamento dell’ingente somma di denaro che poi si volatilizzava assieme agli intermediari.

(sdn)