Truffa al generale Indagata la badante

Pellezzano, la donna con alcuni complici falsificò gli atti per arrivare alla vendita di un appartamento dell’anziano

PELLEZZANO. La procura nocerina chiede il processo per la truffa ai danni di un generale dei carabinieri in pensione, con sei persone indagate attese dall’udienza preliminare fissata il prossimo dicembre davanti al gup.

Gli indagati sono la cinquantanovenne badante del generale Filomena Del Vacchio, residente a Pellezzano, ritenuta l’artefice del piano criminale, il nipote Pompeo D’Auria, quarantenne di Montoro Inferiore, e il marito Giulio Cafaro, cinquantottenne, con i due acquirenti dell’appartamento situato a Salerno, al centro della transazione, i coniugi Giancarlo De Chiara e Lucia Infernoso.

La casa dove risiede l’anziano ufficiale era il centro del raggiro, con la procura speciale sottoscritta il 12 maggio del 2010 e l’atto di vendita stipulato davanti al notaio Raffaele Laudisio, inizialmente indagato e poi ritenuto vittima a sua volta di raggiro: il documento venne redatto l’undici giugno 2010 per chiudere l’operazione truffaldina, col denaro ricavato finito nelle tasche di D’Auria, che in precedenza si era accordato con i coniugi per la vendita.

L’affare fu effettuato mediante atto notarile di procura, che conferiva il potere operativo al nipote della badante, col trio sotto accusa per aver agito a totale insaputa dell’anziano, forte del rapporto di fiducia costruito nel tempo dalla Del Vacchio.

L’indagine svolta dai carabinieri della sezione polizia giudiziaria e coordinata dal sostituto procuratore Giuseppe Cacciapuoti si è avvalsa di una decisiva consulenza grafologica per individuare l’effettiva titolarità della firma posta in calce alla procura speciale, con la posizione di D’Auria inquadrata nel raggiro commesso ai danni del notaio, coinvolto inizialmente nel ruolo di pubblico ufficiale.

Proprio la posizione del notaio, fin dall’inizio diversa da quella degli altri cinque, indagati per sostituzione di persona, falso in scrittura privata e appropriazione indebita, con un iniziale coinvolgimento di concorso in falso ideologico insieme al solo D’Auria, successivamente verificato, è stata chiarita nel prosieguo delle indagini prelimiari.

Allora Laudisio spiegò alla procura nocerina di essere stato ingannato a sua volta dagli altri, avendo agito in buona fede nell’espletamento delle sue funzioni, davanti ad una firma di procura abilmente falsificata, nella quale apparentemente il generale affidava i suoi poteri decisionali a D’Auria. Di certo spicca nella faccenda il ruolo predominante della badante, fiduciaria dell’uomo, che lo accudiva da anni, con la donna indagata per aver ideato il raggiro in collaborazione con marito e nipote, mettendo su una piccola banda in grado di incassare l’equivalente dell’immobile dell'anziano ufficiale vendendogli casa a sua insaputa.

Il piano saltò con l’intuizione del nipote, che alla fine comprese quanto stava accadendo ai danni del parente denunciando tutto alla magistratura di Nocera Inferiore, con i primi elementi ricostruiti dai carabinieri.

Il fascicolo sulla vicenda si è arricchito man mano di nuove posizioni fino a coinvolgere vari profili di responsabilità, con la conclusione delle indagini confluita nella richiesta di rinvio a giudizio: il gup Paolo Valiante vaglierà le posizioni degli indagati nell’udienza prevista il prossimo cinque di dicembre.

In quella sede si avrà una eventuale prima decisione sulle possibili responsabilità dei coinvolti.

(a. t. g.)

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