«Troppo folclore e poca spiritualità»

Pareri contrastanti tra i salernitani sulla processione in onore del patrono. L’opinione di un componente delle paranze

Questa festa di San Matteo appena trascorsa verrà archiviata come «sobria» e fin troppo «tranquilla», queste infatti le espressioni più usate dai salernitane per descrivere il clima dell’evento.

«Mi è piaciuta tantissimo – racconta Eugenio Gallo, pensionato salernitano di 62 anni – penso sia stata la giusta occasione per favorire la riconciliazione tra la cittadinanza e la Chiesa, soprattutto per quanto riguarda i portatori. Per me il momento più bello è stato quando è stata recitata, per la prima volta, a piazza Cavour, una preghiera dedicata alle vittime del mare. Inoltre, il nuovo parroco è stato un vero e proprio trascinatore ed è riuscito ad avere l’attenzione di tutti i fedeli presenti grazie anche alle novità tecnologiche introdotte». Sua moglie Antonietta Sorrentino gli fa eco: «Io non sono molto affezionata alla processione perché per alcune persone è solo un’occasione per fare un gran caos o per ritrovarsi. Io preferisco, invece, venerare il santo in chiesa durante la messa. Ormai la processione è diventata un evento popolare e poco religioso. Devo ammettere, però, che è migliorata molto rispetto agli anni precedenti perché ho percepito, forse anche per ciò che è successo lo scorso anno, più devozione tra tutti i presenti».

Fabio Rizzo, architetto salernitano, racconta: «Non sono credente ma sono fortemente legato alle tradizioni della nostra terra, che sono mescolate indissolubilmente a quelle cristiane. Non solo ho sempre seguito la processione di San Matteo, ma ho sempre vissuto molto intensamente anche i giorni di attesa della festa. Sull’edizione di quest’anno ci sarebbero da dire molte cose – continua – ma cercherò di limitarmi a dire esclusivamente cos’è cambiato rispetto agli altri anni. Fino allo scorso anno – spiega – la festa di San Matteo è stata la festa della città, dei cittadini e del loro santo. Quella del 2015 è stata, invece, la festa del vescovo Moretti. Ciò che, a mia memoria, ha sempre caratterizzato il momento della processione è quel gusto folcloristico a volte pure un po’ grezzo con cui il popolo, credente e non, scandisce con i propri applausi il passo del corteo in un mix travolgente di sacro e profano traducibile in una chiassosa eppure così genuina preghiera collettiva. Quel che mi chiedo è perché imporre anche nelle strade della città il ritmo, il tempo, l’andatura monotona e lamentosa? Penso che a questa festa sia mancata la spontaneità. Il vero protagonista della processione è stato don Michele, una forza della natura», conclude Fabio.

Nonostante i dissapori dello scorso anno, la processione di San Matteo 2015 è stata totalmente priva di polemiche e contestazioni, a confermarlo infatti, è anche uno dei portatori: «Faccio parte della paranza di San Matteo da ben quattro anni – racconta Carmine Mautone, ventiseienne salernitano – mi sono avvicinato a questo ruolo grazie a mio padre ed i miei zii. Fortunatamente la processione di quest’anno è stata davvero bella e ha consentito di cancellare il brutto episodio dello scorso anno. Per fortuna, ormai, è divenuto un brutto e vecchio ricordo, grazie a questo San Matteo 2015 più tranquillo e soprattutto regolare nel quale all’interno del duomo stesso abbiamo trovato persone disponibili e aperte al dialogo. Per me, la processione di San Matteo è un’occasione in più per sentirmi vicino alla mia città, ne sono affascinato. Il momento che più è rimasto nel mio cuore è stato quello della preghiera a piazza Portanova, dove il vescovo si è stretto intorno ai cittadini disabili».

Ma non tutti i cittadini approvano il nuovo “format” della processione; è il caso di Oslavia Ferrara, ottantenne napoletana di nascita ma naturalizzata salernitana: «Già da ragazza seguivo la processione del patrono di Salerno ma con il passare degli anni ho cominciato a non seguirla più anche perché a mio avviso si è snaturata nel tempo. In passato la popolazione era più vicina alla religione, intendeva l’evento più come venerazione verso San Matteo e frequentava di più il duomo. Oltretutto, visto l’accaduto dello scorso anno, penso che sarebbe stato più elegante evitare la processione, permettendo esclusivamente a chi aveva voglia di venerare San Matteo, di seguire la messa in cattedrale. Sono contraria a queste tradizioni che hanno a che fare più con l’apparenza che con l’interiorità della fede, il tutto mi sembra un braccio di ferro tra Chiesa e Politica che rende il giorno di San Matteo una vera e propria fiera. Per quanto mi riguarda, il nostro patrono dovrebbe essere venerato tutti i giorni affinché protegga la nostra amata città e non solo una volta all’anno».

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