«Troppi tonni, reti strappate e alici in fuga»

Il grido di allarme dei pescatori del golfo di Policastro raccolto dal rappresentante del Governo

SAPRI. Ce ne sono tanti, anzi troppi e causano guai ai pescatori di pesce azzurro minuto, per intenderci sardine, alici e merluzzi. Sono i tonni, diventati un problema per i pescatori del basso Cilento, che si vedono strappare le reti da questi veloci predatori ma soprattutto mettere in fuga banchi di sardine e affini. I danni patiti dalla categoria sono gravissimi. A lanciare l’allarme sono i pescatori del golfo di Policastro, che qualche settimana fa hanno incontrato a Marina di Camerota il sottosegretario alle Politiche agricole, alimentari e forestali Giuseppe Castiglione. «I tonni stanno distruggendo l’ecosistema marino – spiega Antonio Grasso, storico pescatore di Sapri – prima potevamo pescarli, ora invece è vietato e stanno aumentando a dismisura. Si stanno mangiando tutto il nostro pesce azzurro – aggiunge il pescatore – le nostre reti sono sempre più vuote. Così faremo la fame». Poi continua. «Ho chiesto più volte la quota tonno, ovvero la possibilità di pescare questo pesce, ma non mi è stata mai accordata. Il fatto grave – accusa Grasso - è che l’Italia va a comprare il tonno all’estero quando qui ne siamo pieni. È chiaro che chi fa le leggi non sa nulla di questo mestiere». Antonio proviene da una famiglia di pescatori, da tre generazioni. Lui è nato a Sapri ma il papà era originario di Acitrezza. È proprietario di un peschereccio di 14 metri, lo Zeus, e si reca a pescare quasi tutti i giorni con il figlio Fortunato. «Diventa sempre più difficile guadagnarsi la giornata – afferma Antonio – da qualche mese una nuova normativa ci vieta di portare a bordo più di un tipo di attrezzo da pesca».

In pratica «chi esce con le reti – spiega - non può portare il palangaro e viceversa. Questa è una delle tante leggi ridicole – accusa Grasso - il pescatore decide in mare il tipo di pesca da fare, in base alla pescosità della giornata, non prima di partire». Ma la legge non lo consente, e chi viene pizzicato dalla Guardia Costiera in barca con due o più tipi di “attrezzi” da pesca rischia la denuncia all’autorità giudiziaria ed il sequestro dell’attrezzatura.

«Siamo una categoria perseguitata – tuona Grasso - vorremmo solo lavorare in santa pace ed invece ci ostacolano in tutte le maniere. Negli ultimi anni lungo la costa ci sono migliaia di meduse. Lo sa perché? – si domanda il pescatore - Perché non ci fanno più pescare con la rete derivante. Da quando hanno bloccato questo tipo di pesca le meduse, che prima finivano nelle reti, ora arrivano sulla costa mettendo seriamente a rischio anche la balneazione».

Insomma una categoria in ginocchio. «È una situazione drammatica – ha ammesso il sottosegretario Castiglione – ma è arrivato il momento di ribaltare le cose. Bisogna mettersi al servizio del comparto per sostenere la piccola pesca ed individuare soluzioni che rappresentino interventi di carattere sociale ed economico. Oggi che siamo nella fase di programmazione – ha spiegato Castiglione -dobbiamo decidere cosa fare, come sostenere il comparto ascoltando i protagonisti del settore. Ho sentito parlare spesso di sigle di settore – ha tuonato il rappresentante del Governo – si tratta nella maggior parte dei casi di organizzazione che non tutelano il settore e che servono piuttosto per società di servizi e consulenze. Queste sigle facciano meno assistenza tecnica e diano più sostegno ai pescatori con interventi concreti per un settore che rappresenta una realtà economica da salvaguardare e da sostenere».

Vincenzo Rubano

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