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Troppi debiti per “La Quiete” Gli addetti restano senza paghe

PELLEZZANO. Un milione e 250mila euro. A tanto ammonta la cifra che la Regione ha trasferito all’Asl Salerno 2 in termini di rimesse che l’ente istituzionale di Palazzo Santa Lucia eroga alle...

PELLEZZANO. Un milione e 250mila euro. A tanto ammonta la cifra che la Regione ha trasferito all’Asl Salerno 2 in termini di rimesse che l’ente istituzionale di Palazzo Santa Lucia eroga alle strutture sanitarie convenzionate tra cui la casa di cura “La Quiete” di Capezzano e il Ce.di.sa. di Fratte.

Una somma di denaro che, invece di confluire sui conti correnti bancari degli oltre cento dipendenti dei due centri è stata interamente intascata da Equitalia. L’ente di riscossione ha un contenzioso aperto con l’amministratore unico de “La Quiete” e del Ce.di.sa. Leonardo Calabrese, nei confronti del quale, secondo fonti provenienti dagli ambienti sindacali, risulterebbe essere creditore di circa 2,5 milioni.

Questo significa che Equitalia sarebbe pronta a riscuotere anche la restante metà per altri 1,25 milioni di euro, che corrispondono a circa cinque mensilità che spetterebbero agli operatori di corsia. Un meccanismo che provocherebbe un’inadempienza retributiva pari a 10 mensilità.

Per questo motivo, i lavoratori (che attualmente vantano circa 6 mensilità arretrate) stanno continuando il presidio davanti alla sede de “La Quiete” a Capezzano. La scorsa notte e ieri mattina, i dipendenti sono stati affiancati dal segretario confederale della Cgil Arturo Sessa, dal responsabile provinciale del settore sanitario della Cgil Angelo Di Giacomo e dall’esponente della Cisl Antonio De Sio. Ieri il direttore sanitario de “La Quiete”, Nicola Guariglia, ha inviato una lettera indirizzata a Calabrese, al direttore generale dell’Asl Sa Antonio Squillante, al prefetto , alle segreterie della Cgil, Cisl e Uil e ai direttori dei dipartimenti di salute mentale dell’area centro sud e nord nella quale si evidenzia «il gravissimo disagio psicofisico di tutti i dipendenti, me compreso, della nostra struttura. Mi sento di garantire un’adeguata assistenza ai nostri ospiti. Dovendo trattare gravi patologie psichiatriche, mi rendo conto che le nostre attuali condizioni psicofisiche non sono il massimo».

«È evidente – conclude – che la mancanza di un solo spiraglio di soluzione, potrebbe far precipitare la situazione».

Mario Rinaldi

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