Cava de' Tirreni

Troppe aggressioni tra le mura di casa

I dati choc dell’associazione “Frida”: vittime soprattutto giovani che subiscono pressioni di tipo psicologico

CAVA DE' TIRRENI. Abusi subiti tra le mura di casa, violenza fisica e psicologica; ogni volto una sofferenza, ogni lacrima una storia diversa. Tutte però legate da un minimo comune denominatore: la forza di denunciare e di andare avanti. È quella che hanno trovato ventuno giovani donne vittime di violenza che, nel corso dell’ultimo anno, hanno chiesto aiuto al centro antiviolenza di Cava de’ Tirreni, gestito dall’associazione “Frida” presieduta da Ilaria Sorrentino.

Bastano numeri e percentuali – quelli forniti dal report annuale di “Frida” – per avere un’idea di chi sono le vittime, chi i carnefici e per capire a fondo la portata di un fenomeno che, seppur circoscritto, è presente e preoccupa. A subire violenza, perlopiù psicologica, sono ragazze non ancora trentenni, istruite il cui aggressore è vicino alla famiglia, un partner o un parente, più grande. Nel dettaglio, a reagire agli abusi tramite denuncia o la richiesta d’aiuto (che avviene nel 62% dei casi grazie al supporto di persone amiche e di fiducia; per il 18% a seguito delle segnalazioni da parte della Tenenza dei Carabinieri; il restante 20% tramite supporto del Consultorio o del Pronto Soccorso o richiesta diretta di amici e parenti) sono per la maggior parte giovani ragazze italiane (delle 21 solo due erano originarie dell’Est Europa) con un’età massima di 29 anni (34% dei casi) ma non mancano denunce anche da parte di 40enni e 50enni.

La violenza nel nucleo familiare è quasi sempre psicologica (95%), con alta percentuale di violenza fisica (52%), ed economica (57%); stalking e violenza/molestie sessuali sono presenti ma meno rappresentati (rispettivamente 38% e 28,6%). In quasi tutti i nuclei familiari i figli, dove presenti, assistono alla violenza o al maltrattamento o vengono in contatto in modo più o meno diretto con la dimensione di sofferenza e disagio (93,5% dei casi), soprattutto se minori d’età.

Ma cosa cercano e cosa ottengono le donne vittime di abusi che trovano la forza di reagire, nella speranza di andare avanti e risolvere la situazione? Ancora una volta sono i numeri a fornire la risposta. Ne emerge la necessità di dialogo e di conforto, spesso mediata dal supporto di un legale o di uno psicologo specialista.

L’accesso al Centro Antiviolenza, infatti, nella totalità dei casi è motivato dalla necessità di ottenere informazioni ed ascolto, nel 52,4% delle volte è richiesta anche la consulenza legale o psicologica: ad essere più utilizzato è il supporto psicologico, dato che in alcuni casi le donne giungono al servizio già con il contatto di un proprio legale di riferimento.

Giuseppe Ferrara

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