Tributi sui terreni agricoli Aggiornata la banca dati

La novità consente di fare luce sulla vicenda delle bollette pazze del Consorzio La confusione tra proprietà effettiva e campi irrigati ha generato il caos

Aggiornata la banca dati catastale delle particelle agricole del territorio cavese interessate, negli ultimi anni, da variazioni colturali. Un documento in più, dunque, per poter far luce sulla questione delle “bollette pazze” che negli ultimi mesi erano state recapitate dal Consorzio di bonifica integrale-Comprensorio Sarno agli agricoltori metelliani in merito all’erogazione del servizio idrico per l’innaffiamento dei campi. Una vicenda che va avanti, a piccoli passi, e che vede coinvolti oltre 250 cittadini che hanno deciso di impugnare le notifiche di pagamento spropositate arrivate.

Tra i motivi di lamentale, proprio il mancato aggiornamento dei dati sulle particelle catastali che avrebbe creato qualche fraintendimento sulle effettive proprietà terriere e sui campi irrigati. Un equivoco che dovrebbe risolversi alla luce della completata operazione di revisione delle particelle effettuata dall’Agenzia delle Entrate sulla base degli elenchi che l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura – l’Agea – ha predisposto in relazione alle dichiarazioni dei contribuenti titolari delle singole particelle catastali.

Nel frattempo sono in totale 256 le autocertificazioni prodotte e protocollate da altrettanti proprietari terrieri di Cava de’ Tirreni in risposta alle “bollette pazze” arrivate negli ultimi mesi in città. Una misura urgente e necessaria, richiesta dallo stesso ente, finalizzata alla rimodulazione degli importi di pagamento relativi alla quota fissa del contributo irriguo 2016 in considerazione delle superfici effettivamente coltivate e irrigate. La nuova tariffazione applicata, infatti, per i terreni agricoli irrigati con l’utilizzo degli impianti e dell’acqua fornita dal Consorzio aveva fatto storcere non pochi nasi, lo scorso ottobre, per le cifre che i contadini si erano visti recapitare. In molti, infatti, avevano lamentato la discrepanza tra l’effettivo utilizzo del servizio e il riscontro in bolletta. Addirittura alcuni casi particolari avevano riguardato chi non usufruisce dell’irrigazione, chi si è visto attribuire particelle che non gli competono o, ancora, non hanno proprio le tubature del Consorzio sul proprio terreno.

Le cifre “pazze” oscillavano fino a un massimo di 1500 euro, a tal punto che tutti i contribuenti interessati si erano riuniti più volte per discutere della questione.

Giuseppe Ferrara

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