LO SCONTRO

Tribunali, caos ripartenza Il Covid “divide” le toghe

Protocolli sanitari, mancano dispositivi personali e collettivi: attesa per i tamponi

SALERNO - Nei tribunali del distretto di Salerno la ripresa delle attività giudiziarie va avanti a tentoni. A dirlo, stavolta, è una fonte autorevole: l'Associazione nazionale magistrati di Salerno. Le prime eccezioni sono sulle linee guidadei rischi epidemici riferiti all’attuale andamento della curva del contagio da Covid-19. «I dirigenti degli uffici giudiziari hanno adottato misure differenti tra loro, prevedendo - scrive l’Anm - , la presidenza della Corte di Appello di Salerno la proroga del regime emergenziale applicato nella cosiddetta “fase 1” della epidemia e le presidenze dei Tribunali del distretto di Salerno, invece, una progressiva ripresa dell’attività giudiziaria con la individuazione di specifiche categorie di processi da trattare».

I magistrati, invece, chiedono omogeneità delle misure per tutta la Corte di Appello, presieduta dal giudice Iside Russo, dichiarando da subito la piena disponibilità a «riprendere l’attività giudiziaria al fine di assicurare la completa tutela dei diritti e il compiuto esercizio della giurisdizione nel distretto di loro competenza». Sull’attuazione delle norme sanitarie da adottare, secondo i dettati che arrivano dal Ministero per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso, scatta il secondo appunto delle toghe salernitane. «I presidi e le dotazioni contenute nelle circolari ministeriali non risultano essere stati ancora messi a disposizione dei dirigenti degli Uffici giudiziari che sono, di conseguenza, ancora impegnati nel reperimento di dispositivi preventivi personali e collettivi e di strumentazioni medico sanitarie e biologiche per la prevenzione del contagio», precisa la sezione salernitana dell’Anm, presieduta dal giudice Pietro Indinnimeo. Sotto l’aspetto della sicurezza in periodo emergenziale è stata data esecuzione solo alla misurazione della temperatura corporea all’ingresso degli uffici giudiziari per dipendenti ed utenza. Nei prossimi giorni pare che i magistrati, il personale amministrativo e la polizia giudiziaria in servizio alla Cittadella saranno sottoposti al tampone per il rilevamento dell’infezione. Intanto, c’è chi fa da sé, come gli avvocati.

Sia il Consiglio dell’ordine sia la Camera penale salernitana, rappresentati rispettivamente dagli avvocati Silverio Sica e Luigi Gargiulo, dopo l’incontro con l’Anm, hanno fatto sapere che procederanno a convenzioni con laboratori privati, raccomandando ai propri iscritti di sottoporsi all’esame del tampone prima della ripresa dell’attività giudiziaria. Ed è anche questa una delle ragioni che ha spinto la classe forense a sostenere la necessità di una proroga del “regime di emergenza” fino alla fine di luglio. Oggi siamo a maggio che, secondo i virologi, è il mese cruciale per debellare il virus ed avviarci ad una graduale e definitiva uscita dallo stato emergenziale che ha paralizzato tutti i settori della Nazione, compreso il comparto della giustizia. Non abbassare la guardia e prudenza sui livelli più alti di prevenzione è, dunque, il monito che arriva dai magistrati, in considerazione soprattutto dell’assenza o parziale esecuzione dei protocolli sanitari finalizzati alla prevenzione del contagio da Coronavirus. Agganciandosi alle raccomandazioni impartite dall’Istituto Superiore della Sanità, per i magistrati si impone «lo svolgimento di procedimenti già qualificati ad urgenza assoluta fin dal decreto dell’8 marzo scorso, sconsigliando soprattutto quelli che comportano attività istruttorie».

Se da un lato c’è la necessità di evitare assembramenti, dall’altro c’è la complessiva inconsistenza delle risorse e delle dotazioni informatiche per i processi a distanza. Per l’applicativo ufficiale “Teams” si registra la mancanza di adeguate profilature per l’efficace svolgimento, da parte del personale amministrativo, del lavoro agile e il mancato coordinamento per la gestione del procedimenti in videoconferenza, «ormai regime ordinario di trattazione dei processi nei confronti di imputati detenuti», specificano i magistrati.

Massimiliano Lanzotto