I dati

Trentasei anni dopo il terremoto: «Manca un piano di protezione sismica»

Città impreparata. La commissione Trasparenza pubblica il verbale dell’audizione dell’ ex assessore De Pascale

SALERNO. A trentasei anni dal terribile terremoto del 1980 la città di Salerno non ha ancora un piano di protezione sismica e nemmeno un piano di evacuazione. A comunicarlo è stato Augusto De Pascale, fino a giugno consigliere comunale con delega alla Protezione civile, nel corso della commissione Trasparenza tenutasi lo scorso 30 settembre e il cui verbale è stato reso pubblico nella giornata di ieri.

A domanda specifica dei commissari, De Pascale ha risposto che «il piano di prevenzione sismica non c’è perché presuppone lo studio per la caratterizzazione degli edifici strategici che è stato approntato a livello zero dal Comune di Salerno, ovvero allo status quo, ma non è stato poi completato con un vero e proprio piano di prevenzione sismica. Le schede livello zero sono state mandate alla Regione e poi devono partire gli accertamenti; pertanto, allo stato non abbiamo il piano di protezione sismica». Dalle stime fatte dall’ex consigliere De Pascale, un piano di prevenzione completo costerebbe circa 15 milioni di euro, tutti a carico del Comune di Salerno. Uno studio sullo stato di adeguamento sismico esiste solo per Palazzo di Città, come si evince dalla relazione presentata dalla consigliera Sara Petrone che si è occupata della vicenda, ed è stato elaborato dall’Università di Salerno.

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Secondo tali studi ci sarebbero una serie di lavori da fare che al momento non sono ancora iniziati per mancanza di fondi.

Gli unici al momento messi a disposizione dalla Regione Campania sono, infatti, indirizzati a quei comuni che si trovano in zone a sismicità maggiore rispetto a Salerno. De Pascale ha anche raccontato che non esiste un piano di evacuazione della città in caso di emergenza. Questo significa che in caso di sisma non c’è un piano che stabilisca in che modo e dove mettere al sicuro i cittadini. Quello che c’è è, invece, il Coc (Centro operativo comunale) che si attiva in caso di necessità e che è composto da nove diverse sezioni. Allo stesso modo, come verificato sempre da Petrone, esiste un piano della Protezione civile che è stato aggiornato l’ultima volta nel 2011. Nel piano sono riportati i rischi definiti per la città di Salerno, la suddivisione della città in circoscrizioni, l’individuazione per ciascuna di esse delle relative aree di attesa, accoglienza e ammassamento, l’elenco dei numeri telefonici in caso di emergenza. Un ulteriore aggiornamento doveva essere fatto nel 2013, come raccontato da De Pascale, ma qualcosa non è andato come previsto.

«Nel 2013 – ha raccontato – sono pervenuti 100mila euro per costituire il nuovo piano di protezione civile in rete. È stato fatto un bando, se ne è occupato l’ingegnere Caselli, ed è stata aggiudicata la gara a favore di una società di Cava che doveva attualizzare il piano e metterlo in rete ma a tutt’oggi la rete non c’è ancora. Questo bando è costato 20/30mila euro, la restante somma serviva per comprare le attrezzature. I soldi di questo finanziamento erano soltanto per la struttura. A me non è stata resa nota la spesa. Alcuni comuni hanno comprato automezzi, non so come sono stati spesi i soldi al Comune di Salerno».

E come sono stati spesi? Una domanda lecita da porsi dato che solo oggi, tramite nuovo finanziamento regionale, si sta procedendo all’informatizzazione del piano di protezione civile. «Detto lavoro – si legge nella relazione di Petrone – è quasi ultimato ed è prossimo alla presentazione pubblica. Il Comune di Salerno ha ricevuto per esso dalla Regione 100mila euro che sono serviti: 10mila euro per attrezzature tecnologiche indispensabili per l’allestimento di quanto necessario per gestire un piano informatizzato e 90mila euro per l’informatizzazione stessa del piano con l’aggiornamento degli elaborati grafici».

Ma l’incontro con l’ex consigliere De Pascale è stato l’occasione anche per porre l’accento su altri problemi che riguardano l’organizzazione del settore della Protezione civile. Mancano, infatti, i mezzi adeguati (soprattutto quelli idonei per le emergenze) ed anche una sede opportuna. Si attende, infatti, ancora la formalizzazione dell’affidamento al gruppo di Protezione civile di alcuni spazi in via Dei Carrari.

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