«Trenta teschi nella chiesa de Alimundo»

Quarantasei anni fa quattro adolescenti li recuperarono sotto la guida di don Vincenzo Pagliara

Chiede l’intervento della Soprintendenza per recuperare l’antico luogo di culto. E soprattutto per accertare se, nel suo sottosuolo, si trovino ancora i resti di Tommaso Guardati, alias il celebre Masuccio Salernitano autore de “Il Novellino”. Quarantasei anni fa, insieme con tre adolescenti, sotto la guida di don Vincenzo Pagliara, allora parroco della chiesa di Santa Maria delle Grazie, la signora Mariateresa (il cognome lo omettiamo su richiesta della diretta interessata), scavò a lungo nella “pancia” di quel piccolo edificio situato tra via Tasso e largo Montone: trenta i teschi che i ragazzi recuperarono, poi seppelliti nel cimitero di Brignano. «Don Vincenzo era certo che Masuccio fosse sepolto lì. Uno dei suoi figli, l’abate Loise, fu investito del titolo di rettore di Santa Maria de Alimundo nel 1474, titolo che mantenne fino alla morte nel 1495. Facile pensare che in questa chiesa, su cui la famiglia Guardati aveva anche il diritto di patronato ereditato dall’avo Tommaso Mariconda, lo scrittore sia stato sepolto».

Non ci sono targhe, né incisioni, a meno che non siano andate distrutte, visto che «già nella seconda guerra mondiale la chiesa si trovava in uno stato di profondo degrado ed era stata adibita a deposito».

Ma questo potrebbe essere spiegato dal fatto che Masuccio non godette mai della simpatia del Clero, visto che nei suoi racconti si era scagliato contro il malcostume di preti e monache (non a caso nel 1504 il suo “Novellino” fu inserito nell’indice dei “Libri proibiti di autori certi”) e che dunque la sua sepoltura sia stata fatta passare volutamente sotto silenzio per non creare scalpore. Quello che è certo è che gli scavi “artigianali” dei quattro adolescenti portarono alla luce una trentina di teschi e diversi fossili.

«Ricordo che don Vincenzo li benedisse durante una Santa Messa e furono poi sepolti nel cimitero di Brignano», racconta la signora Mariateresa, convinta della necessità di un intervento della Soprintendenza: «Esiste una cripta con una volta a botte. Questo me lo ricordo nitidamente nonostante siano passati degli anni. Credo che un occhio esperto potrebbe scoprire molte cose». Intanto sul web cresce la mobilitazione per salvare l’ex chiesa dall’oblio: tantissime le mail che in questi giorni sono state inviate all’indirizzo bellezza@governo.it.(b.c.)

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