Trent’anni per l’assassino di Nunzia 

Il marito parrucchiere condannato dal Gup. Risarcimenti per i fratelli, i figli e l’associazione Frida ma non per il Comune 

È stato condannato a trent’anni di reclusione Salvatore Siani, accusato dell’omicidio della moglie Nunzia Maiorano: la decisione del gup del Tribunale di Nocera Inferiore Gustavo Danise è arrivata ieri pomeriggio, dopo la camera di consiglio, con l’accoglimento completo della requisitoria del pubblico ministero Daria Mafalda Cioncada.
La sentenza ha previsto un risarcimento ai 4 fratelli della vittima per oltre 300mila euro a testa (in quanto affidatari dei tre figli minori della coppia) e ai nipoti per oltre diecimila euro ciascuno, in qualità di soggetti costituiti parti civili nel procedimento. È stato riconosciuto, inoltre, un risarcimento di 1500 euro per associazione Frida (che si batte contro la violenza sulle donne, difesa dall’avvocato Carmela Novaldi. Rigettato, invece, il risarcimento richiesto dal Comune di Cava (rappresentato dall’avvocato Siniscalchi).
Siani, 49enne di Cava, era formalmente accusato di omicidio volontario aggravato per aver accoltellato la sua coniuge: il 23 gennaio scorso, il parrucchiere, con un salone gestito a Salerno, accompagnò i figli a scuola e di ritorno, armato di un coltello, colpì a morte la sua compagna. In precedenza tra i due si era rotto ogni legame, con una serie di forti dissapori, incomprensioni, alterchi e scontri, culminati in una separazione di fatto. La donna fu raggiunta da decine di colpi di coltello, come accertato dall’autopsia svolta su incarico conferito dal pm.
Contestualmente alla conclusione della fase d’indagine, la procura chiese e ottenne il giudizio immediato dal gip, sulla base di prove evidenti e concordanti a carico dell’imputato, con la successiva richiesta di rito alternativo presentata dalla difesa e l’avvio del processo in udienza preliminare.
La sentenza completa l’iter di primo grado, con la scelta del rito abbreviato e il previsto sconto di pena.
Imputato e vittima vivevano a Cava, nella frazione Santa Lucia, quartiere periferico dove erano conosciuti dai residenti. Davanti al pm, e poi in sede di interrogatorio, l’imputato ha fornito la sua versione dei fatti, con la custodia cautelare confermata per evidenti indizi di colpevolezza e la ricostruzione di un quadro indiziario schiacciante. L’accusa aveva formalizzato la richiesta di omicidio volontario premeditato, aggravato dai futili motivi e dal rapporto sentimentale con la persona offesa, culminato nei dissapori e poi nell’aggressione fatale: un caso drammatico di femminicidio. Lo svolgimento del processo, seguito con attenzione dalla comunità metelliana, è stato caratterizzato da una grande solidarietà nei confronti dei parenti della vittima e dei figli della coppia, prima con fiaccolate e poi con raccolte di fondi.
Alfonso T. Guerritore
©RIPRODUZIONE RISERVATA