Trekking e gite in battello nell’oasi dell’Alento

Giochi per i bambini ed aree attrezzate dedicate ai pic-nic in mezzo alla natura A Prignano e Cicerale la tavola si imbandisce con ceci e dolci della tradizione

Lecci, olivastri, mirti, corbezzoli, ginestre e tagliamani sono il palcoscenico naturale sul quale si muovono raganelle, salamandre, tritoni, ululoni, ma anche gufi, faine, lontre, ricci, tassi, volpi e cinghiali. Più in basso, nelle acque solcate dal battello che accompagna i turisti alla scoperta di un paradiso naturale, nuotano carpe, barbi e alborelle, ma è facile scorgere, sul bagnaschiuga, ramarri e tartarughe, mentre a fendere i cieli ci sono aironi, gallinelle, germani, martin pescatore, usignoli e fischioni. Più di tremila ettari, tra i comuni cilentani di Prignano e Cicerale, nel cuore del Parco nazionale, caratterizzati da un ricco patrimonio floreale e faunistico, offrono la possibilità di trascorrere una gita fuori porta fatta di lunghe passeggiate attraverso sentieri incontaminati e divertenti pic nic immersi in una natura rigogliosa e selvaggia. Sono questi i punti di forza dell’oasi dell’Alento, nota per la presenza di una diga costruita sull’omonimo fiume nel 1994, che con i suoi 420 metri di larghezza ed i 43 di altezza, ha dato luogo ad un lago artificiale fatto di ventisei milioni di metri cubi d’acqua. A valle c’è un sentiero che costeggia il corso del fiume, costellato da stagni e laghetti che rendono piacevole l’osservazione degli uccelli, mentre un secondo sentiero accarezza la riva del lago. Nel mezzo un’area pic nic, bar, ristorante, giochi per i bambini e la possibilità di dedicarsi al trekking, all’equitazione, al tiro con l’arco. Una sosta è d’obbligo al laghetto Fiumicello, su cui si affacciano salici che ospitano una comunità di aldeidi. I più avventurosi, invece, potranno lanciarsi alla scoperta di Cifari, Selva, Isca della Chianca, Vallone Ponte Rosso, Isca Landi e Tortorella, specchi d’acqua coperti da canneti dove nidifica la gallinella d’acqua. Un paradiso per i bambini, al punto che la Cilento servizi società cooperativa, da tempo propone alle scuole viaggi di istruzione decisamente alternativi che, con l’ausilio di guide specializzate, fanno dell’oasi un laboratorio didattico a cielo aperto, dove i baby alunni possono soddisfare la propria curiosità. L’oasi è abitualmente aperta dal primo marzo al 31 ottobre. Telefono e fax: 0974-837003; per informazioni e prenotazioni: 347-1531360. Per raggiungerla basta prendere la variante SS18 Cilentana ed uscire a Cicerale-Diga Alento. Una volta fatto il pieno di natura, ci si può inerpicare verso Cicerale, un grazioso borgo dalla struttura allungata, con una duplice fila di case disposte ai lati di un’unica strada. L’origine del toponimo può essere chiarita dal motto che campeggia sullo stemma comunale: Terra quae cicera alit, ossia la terra che nutre i ceci, un legume che costituisce ancora oggi uno dei più apprezzati prodotti del territorio, al punto da diventare uno dei presidi slow food. Le prime tracce di Cicerale risalgono ad un documento del 1461, anno in cui Ferdinando I d’Aragona sottrasse il feudo alla famiglia Capano per concederlo ai Sanseverino. La posizione strategica del borgo, ne consentì la sopravvivenza nonostante i cambi feudatari. Passeggiare per i vicoli del paesino è piacevole e rilassante, mentre il palato troverà grande soddisfazione nell’assaggiare i piccoli ceci che vengono impiegati per preparare le classiche lagane e lo spezzatino, ma perfino zeppole e singolari gelati che possono essere provati soprattutto a fine agosto, quando nel borgo si brinda alla festa dei ceci, una sorta di kermesse che vuole rendere omaggio alla civiltà contadina, che richiama a Cicerale tantissimi enoturisti. Non molto distante da Cicerale, merita una gita fuoriporta anche il piccolo borgo di Prignano, che custodisce uno dei pochi esempi di costruzioni difensive che il tempo ci ha restituito quasi nella sua totale integrità, Torre Volpe (le sue origini sono dell’XI secolo). Sulla parte frontale, attraversata nei secoli prima dai saraceni e poi dai briganti, spicca uno stemma nobiliare della famiglia alla quale appartenne. Uno dei momenti migliori per perdersi tra i suoi vicoli è il lunedì di Pasqua, quando, nella piazzetta antistante la chiesa Madre dedicata a San Nicola di Bari, viene rievocata “L’opera dei Turchi”. Lo spettacolo rievoca due miracoli del Sano Patrono. Qui anche gli amanti della buona tavola resteranno soddisfatti, potendo deliziarsi con la tipica ciambotta cilentana, i fusilli al castrato, le cortecce con verdura e con un’infinità di carni alla brace e di dolci di altri tempi. (b.c.)

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