Travolto sullo scooter Un anno all’automobilista

Condannato il giovane che tamponò il 17enne Carmine Pinto uccidendolo Lo schianto avvenne un anno fa a Gromola, i due ragazzi si conoscevano

CAPACCIO. Ancora pochi metri e Carmine Pinto sarebbe tornato a casa, nell’abitazione della frazione Gromola dove viveva con i nonni. La sua vita si spezzò invece a un incrocio della strada provinciale, dove si era fermato per imboccare una traversa e dove l’automobilista che sopraggiungeva alle sue spalle lo travolse, sbalzandolo sul parabrezza. Ieri il conducente del veicolo, il 21enne G.G. anche lui di Capaccio, è stato condannato per omicidio colposo alla pena di 1 anno, al termine del rito abbreviato svoltosi al Tribunale di Salerno. Il giudice dell’udienza preliminare, Donatella Mancini, gli ha concesso le attenuanti generiche e ha tenuto conto sia dell’offerta di risarcimento del danno che dello “sconto” previsto dal rito alternativo, che consente la riduzione della pena fino a un terzo.

I due giovani si conoscevano, avevano anche trascorso insieme qualche serata in compagnia di amici comuni. Quel pomeriggio del 2 settembre 2012 viaggiavano invece ognuno per proprio conto, senza neanche sapere di essere uno davanti all’altro. Lo scooter di Carmine Pinto si fermò all’intersezione tra via Precuiali e la strada provinciale 315, a poca distanza dall’abitazione dei nonni. Il 17enne doveva svoltare, ma l’auto dell’altro giovane gli piombò addosso alle spalle prendendolo in pieno e scaraventandolo giù dal sellino. Il corpo finì contro il parabrezza della vettura, un urto violento che mandò il vetro in frantumi e provocò a lui profonde ferite alla testa. Fu trasportato prima all’ospedale di Salerno e poi all’Umberto I di Nocera Inferiore, per un delicato intervento chirurgico con cui i medici tentarono di salvargli la vita. Fu tutto inutile. Gli amici lo chiamavano “il gigante”, per via della sua statura elevata, ma quel fisico robusto non riuscì comunque a sopravvivere alle ferite. Spirò dopo tre giorni di agonia, nel reparto di rianimazione di Nocera, lasciando nel dolore i familiari e gli amici. Dalla ricostruzione della dinamica le responsabilità dell’automobilista furono subito chiare. È probabile che avesse visto in ritardo il ciclomotore fermo sulla carreggiata, e che quando si era reso conto dell’ostacolo non avesse più fatto in tempo a frenare. Ieri il procedimento giudiziario si è chiuso con la condanna.

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