L'ORO ROSSO

Trasformazione del pomodoro, ridotti i margini di guadagno nel Salernitano

L’industria conserviera ha risentito della minore produzione

SALERNO - Diminuisce la produzione di pomodori pelati, cubettati e passate a causa della minore superficie coltivata di materia prima e per le avverse condizioni climatiche che hanno ridotto la resa agricola. E i prezzi pattuiti con la grande distribuzione prima della campagna di raccolta e trasformazione andrebbero rinegoziati per evitare problemi alle aziende conserviere. Vanno lette in tal senso le comunicazioni dell’Anicav, l’associazione che raggruppa i conservieri italiani, sull’andamento della campagna di trasformazione del pomodoro in Italia. Quest’anno sono stati coltivati il 6% di ettari in meno di pomodori previsti come sufficienti a bilanciare le maggiori produzioni dello scorso anno. Le condizioni climatiche con le ripetute piogge estive, però, hanno influito sulle rese agricole e alla fine sono stati consegnati alle aziende conserviere 4,65 milioni di tonnellate di pomodoro, l’11,5% in meno rispetto al 2017. Nel bacino Centro Sud sono state trasformate 2,20 milioni di tonnellate con una diminuzione del 12,7% rispetto allo scorso anno, mentre al Nord il trasformato finale si è attestato intorno a 2,45 milioni di tonnellate, con un calo del 10,2% sul 2017. E in Italia la diminuzione della coltivazione è stata nettamente minore rispetto ad altri paesi e soprattutto all’Asia: in Europa (-15%) e nel mondo (-10%), in particolare la Cina che con 3,8 milioni di tonnellate ha registrato un meno 40% e la Spagna e il Portogallo meno 20%. Ma in Italia c’è di più. Quest’anno è diminuita pure la resa industriale, essendo stato necessario trasformare più materia prima per ottenere gli stessi standard qualitativi italiani. In conclusione la produzione industriale è diminuita del 20%. Alle industrie sono arrivate dai campi più bacche non idonee (ad esempio acerbe), o di minore consistenza che quindi o sono state scartate o hanno avuto una resa minore. I conservieri hanno dovuto fare scelte drastiche pur di garantire la qualità del made in Italy. Dalle fabbriche, così, sono usciti il 20% in meno di barattoli e bottiglie con l’oro rosso e a costi più alti per la maggiore lavorazione richiesta.

Salvatore De Napoli