LA TESTIMONIANZA

«Trasferita da Salerno a Modena Questa è una guerra fra poveri»

«Sono un’insegnante di 51 anni, ho sempre prestato servizio con grande passione e abnegazione e mi ritrovo a pensare, sempre più prepotentemente, ad abbandonare il lavoro che tanto amo e a cui ho...

«Sono un’insegnante di 51 anni, ho sempre prestato servizio con grande passione e abnegazione e mi ritrovo a pensare, sempre più prepotentemente, ad abbandonare il lavoro che tanto amo e a cui ho dedicato buona parte della mia vita». È un fiume di parole A.S., queste le iniziali della giovane docente che per motivi di riservatezza non ha voluto che si rendesse nota la sua identità, e che dal prossimo 15 settembre si troverà, in via provvisoria, a coprire la cattedra di una scuola elementare di un paesino in provincia di Modena, in Emilia Romagna.

Lei, infatti, fa parte di quel famoso numero di 908 insegnanti trasferiti al Nord. «Tutto questo è accaduto – continua l’insegnante – per colpa di una legge ingannevole, che non è servita tanto a stabilizzare noi docenti nella scuola quanto a far fare bella figura al Governo di fronte all’Europa».

E aggiunge: «Noi insegnanti siamo stati letteralmente illusi dalla grande idea del Governo di creare dei posti ad hoc – il famoso potenziamento – per eliminare il precariato. E invece ci siamo ritrovati a vederli destinati ad altri in corso d’opera, scatenando una vera e propria guerra tra poveri e il tutto per uno scellerato accordo tra politica e sindacati stipulato l’8 aprile del 2016, dopo la nostra decisione di fare domanda e nel bel mezzo del nostro faticoso anno di prova».

Troppo tardi quindi per tornare indietro. A.S. parla, inoltre, di un gioco di potere che non ha tenuto conto che di mezzo c’erano le vite delle persone, per la maggior parte non più giovani. «Negli anni passati – continua con fervore – l’andare a lavorare lontani da casa era una scelta dolorosa ma consapevole. L’aver illuso noi insegnanti che abbiamo scelto in passato di rimanere nelle nostre terre, a costo di sacrifici, rinunce e tanto precariato pur di stare con i nostri figli e i nostri affetti è infame».

«Non ci vuole una mente eccelsa per capire lo scopo di tale manovra – puntualizza – si voleva spingere le persone come me a fare un passo indietro, ed ecco eliminato così il precariato e la mancanza di posti». Fare spazio e il gioco è fatto. Oltre il danno, però, arriva anche la beffa per A.S. che si ritrova proprio in quel due per cento che come ammette anche lo stesso ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, «non è stato accontentato».

«Come se quel due per cento – puntualizza ancora l’insegnante – non fosse formato da persone degne di essere salvaguardate». «La realtà – riprende – è che molti di noi con punteggi medio-alti abbiamo ricevuto la nomina nella nostra provincia e solo in seconda battuta siamo stati deportati al Nord». Una vera e propria odissea quella che stanno vivendo tutti i docenti che si sono ritrovati, loro malgrado, in questo due per cento e che spesso vengono etichettati come un numero irrisorio di malcontenti.

«A due giorni dalla presa di servizio – continua la docente – siamo stati convocati per un’ennesima farsa: la conciliazione. Eravamo circa seicento insegnanti, stipati, per circa otto ore, come una mandria di bestiame in un cortile assolato per poi essere chiamati a firmare un foglio già compilato in cui era riportato una destinazione “più vicina”, nel mio caso Modena. Stremata dal caldo e dallo stress ho firmato, dandomi la zappa sui piedi». Questa per A.S. è stato un vero e proprio contentino, ma il viaggio continua perché il giorno dopo parte alla volta della città emiliana salvo poi scoprire che la destinazione è provvisoria.

«Non penso che tutto questo sia giusto. Siamo un due per cento a cui, però, qualcuno un giorno dovrà dar conto di danni fisici e psichici provati», conclude. Insomma solo una triste un’odissea. ©RIPRODUZIONE RISERVATA