«Tragedia annunciata, si poteva evitare»

Parla la madre del giovane che ha accoltellato la compagna. Il 26enne rimane in carcere

Convalidato l’arresto del 26enne E. G. che, nella serata di martedì scorso, ha accoltellato la compagna ventenne, madre dei suoi due bambini, in corso Umberto I. Un’aggressione improvvisa, la sua, messa in atto senza che ci fosse stato alcun litigio, come pure era capitato altre volte. Seguita poi da una reazione apparentemente inspiegabile: dopo averla colpita, si è stretto alla compagna, riversa a terra in una pozza di sangue. Quindi, è stato fermato dai carabinieri, con l’accusa di tentato omicidio. Ora, la giovane donna è ricoverata, dopo aver subìto un intervento chirurgico, all’ospedale “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”, dove è tenuta sotto osservazione. Le sue condizioni sono in netto miglioramento, anche se permane il comprensibile stato di choc. Ad assisterla, la propria madre e quella del compagno, anch’essa devastata dal dolore e carica di rabbia per quanto accaduto. Era stata proprio lei, una settimana fa, a denunciare il figlio – con problemi legati alla droga e disturbi della personalità – ai carabinieri per un’altra aggressione compiuta ai danni della compagna, rimasta ferita alla clavicola.

«È stata una tragedia annunciata, che non sono riuscita a evitare – sbotta ora la madre dell’aggressore – La ragazza e i bambini avevano bisogno di aiuto, di protezione, ma ci hanno lasciati soli. Ho fatto di tutto per prevenire questa situazione ma senza risultati. E non mi si venga a dire che la colpa è delle famiglie: nel mio caso, le denunce ci sono state ma non sono mai stati presi provvedimenti adeguati».

La donna, visibilmente provata, ripercorre tutto d’un fiato i circa otto anni di lotte, denunce, attese e risposte, a suo dire, mai avute. «Perché si perde così tanto tempo? – si chiede la madre del 26enne – In un ragazzo alle prese con problemi di personalità, non potrà mai scattare la volontà di curarsi. Eppure ho denunciato tutto da anni: prima al Tribunale dei minori, poi al “Telefono azzurro”, quindi ai carabinieri. Ma non è accaduto nulla. E mio figlio, sia al Sert a Cava che a quello di Nocera, non è mai riuscito a reggere le cure». (a. f.)