Trafugato affresco a Pompei dalla "domus" di Nettuno

Il frammento di Apollo ed Artemide é stato asportato nei pressi del vicolo di Modesto, che si trova nell’area del “Grande Progetto”. A denunciare la scomparsa la direttrice degli scavi Stefani. Indagini a livello internazionale

La zona degli scavi archeologici di Pompei dove si trova la domus di Nettuno, dalla quale è stato asportato l'affresco di Apollo e Artemide, si trova nei pressi del vicolo di Modesto e in un'area presa in considerazione dal «Grande Progetto Pompei». Parallelamente a quella avviata a livello internazionale dalle forze dell'ordine, il ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo ha anche avviato un'indagine interna sull'accaduto. A denunciare la scomparsa dell'affresco ai militari dell'Arma di Pompei, lo scorso 12 marzo, è stata la direttrice degli scavi Grete Stefani. L'affresco, che ritrae la dea Artemide seduta dinnanzi a suo fratello Apollo, è stato sicuramente staccato da mani esperte.
Dal sopralluogo eseguito dai tecnici della Soprintendenza e dai Carabinieri di Pompei  è stato accertato che ignoti si sono introdotti nella casa, che si trova all'interno di un settore della città non aperta al pubblico, e
con un oggetto metallico hanno scalpellato l'angolo superiore di un piccolo quadretto, asportando un frammento di circa 20 cm di diametro, in cui compariva la figura di Artemide. Il quadretto è sito in un piccolo ambiente (cubicolo) della casa. A renderlo noto è la Soprintendenza Speciale per i Beni archeologici di Pompei, Ercolano e Stabia, attraverso un comunicato. «Il giorno 12 marzo - prosegue la nota - è stata segnalata da un custode in servizio nella Regio VI che effettuava un giro di controllo, l'asportazione di una porzione di affresco nella Casa di Nettuno (VI 5, 3) degli Scavi di Pompei». Sono in corso indagini approfondite da parte delle Forze dell'Ordine - fa sapere la sovrintendenza - per reperire tutte le informazioni ritenute utili per ricostruire esattamente le dinamiche. In particolare sono in corso l'acquisizione di informazioni sulle attività di vigilanza del personale di custodia anche nei giorni precedenti al furto e la visualizzazione delle riprese delle telecamere del sito archeologico per poter risalire agli autori del furto. La notizia del furto è stata finora tenuta riservata per non compromettere il risultato delle indagini in corso, particolarmente delicate.