costa d’amalfi

«Traforo, progetto insostenibile»

Sinistra Italiana: «Non si può stravolgere un’area così particolare»

VIETRI SUL MARE. Dopo l’incontro tenutosi nei giorni scorsi tra le istituzioni, in merito alla probabile costruzione di un traforo in Costa d’Amalfi come probabile soluzione per il traffico, Sinistra Italiana esprime la sua contrarietà al progetto. «Grande è la confusione sotto il cielo - si legge in una nota - la situazione non è per nulla eccellente. Abbiamo parafrasato l’antico detto cinese per rappresentare plasticamente l’istantanea del convegno promosso dalla Confindustria salernitana sul delicato tema della viabilità che interessa la Costiera amalfitana, dove, come si dice in gergo, ognuno ha cantato la sua. Ha aperto il repertorio Luca Cascone della commissione urbanistica della Regione Campania, il quale ha tenuto a precisare che i trafori a prescindere si faranno, anche se non sa quanti saranno. E che siano opere ineludibili lo ha confermato il presidente di Confindustria Salerno, Andrea Prete, che ha assemblato come in un grande gioco circumvallazioni, viadotti, trafori, impianti a fune e autostrade del mare. Insomma pare che per realizzare un moderno e sostenibile progetto integrato di infrastrutture, non si riesce a pensare che alle colate di cemento».
Sinistra Italiana aggiunge: «Anche il cittadino più sprovveduto intuisce che non è pensabile realizzare un grande traforo in una delle montagne più friabili della zona e immaginare di portare milioni di auto in un’area che è straordinaria proprio per la sua peculiare conformazione. Il vero obiettivo di tutto questo fantasticare cementizio, infatti, è quello di aumentare il flusso, perché più turisti significa più infrastrutture, più costruzioni residenziali, quando, invece, dovrebbe essere esattamente l’opposto: salvaguardare una delle zone più belle del mondo e riconosciuta patrimonio dell’Unesco».
Infine l’invito «ai sindaci affinché non vengano attratti dalle chimere delle opere faraoniche ma dal sentimento di difesa del proprio territorio».
Antonio Di Giovanni
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