L’IMMONDIZIA IN TUNISIA

«Traffico di rifiuti, Regione colpevole»

Le conclusioni della Commissione d’inchiesta: «Funzionari superficiali e negligenti, era sufficiente consultare un sito web»

SALERNO - L’illecito traffico internazionale di rifiuti tra il Salernitano e la Tunisia non sarebbe mai stato possibile senza l’operato della Regione Campania. Queste le conclusioni della Commissione parlamentare Ecomafie all’esito dell’articolata inchiesta sulle 7.900 tonnellate di spazzatura spedite a Sousse dalla Sra di Polla e forzatamente rimpatriate – almeno le 6.280 sopravvissute al rogo del 2021 – a febbraio scorso. «Superficialità» e «negligenza »: queste, per i commissari della passata legislatura, le cifre che connotano il modus operandi dei «funzionari degli uffici della Regione» nel corso dell’«istruttoria per il rilascio dell’autorizzazione alla spedizione transfrontaliera richiesta dalla Sra ».

La Regione nel mirino. Una ricostruzione impietosa finita nero su bianco nella relazione lunga 51 pagine (firmata dall’allora presidente e deputato Stefano Vignaroli, dal vice Luca Briziarelli, ex senatore, come lo era Alberto Zolezzi, e dal già onorevole Massimo Berutti: nessuno dei quattro oggi è più in Parlamento) consegnata a settembre scorso ai vertici delle due camere. L’intrigo internazionale che contrappose i due fronti del Mediterraneo «non sarebbe accaduto – è la reprimenda da Roma – se la Regione avesse verificato, come avrebbe dovuto fare, che nel sito web della Convenzione di Basilea ( magna carta che regolamenta le rotte internazionali dei rifiuti riguardanti i paesi che l’hanno firmata, ndr ) sono indicate le autorità competenti di ogni Stato (i focal point abilitati a rilasciare i placet alle spedizioni, ndr ) e che per la Tunisia il funzionario indicato, Abderrazak Marzouki, appartiene alla Dgeqv, Direzione generale per l’ambiente e la qualità della vita), che opera nel ministero degli Affari locali e dell’Ambiente». Non l’ Api Sousse , inizialmente contattata, né l’ Anged , dalla quale poi sarebbe arrivata l’autorizzazione fasulla.

Il sito mai consultato. Nel rendicontare l’operato degli uffici, la Bicamerale quasi sembra canzonarli. Ne fa le spese il funzionario regionale Vincenzo Andreola (oggi indagato con Antonello Barretta, che al tempo firmò i decreti autorizzativi e che nel frattempo era stato promosso direttore generale dal presidente Vincenzo De Luca), che nel corso dell’audizione, interrogato sulle ragioni dei mancati controlli sul focal point tramite il sito web, ai commissari controbatté: « Sfido chiunque a trovare nella Convenzione di Basilea i dati che indicano i riferimenti delle autorità competenti dei diversi Stati ». La piccata replica dei parlamentari è nella relazioni: «Le affermazioni del funzionario – scrivono Vignaroli e gli altri – sono smentite proprio dalle indicazioni fornite dal sito della Convenzione». Riferiscono d’«informazioni reperibili da chiunque, quindi anche dal funzionario della Regione».

Fiducia incomprensibile. Insomma, «chiunque avrebbe potuto facilmente reperire quale fosse l’autorità competente tunisina», ragione per la quale, si legge ancora, «non si capisce per quale motivo la Regione non abbia fatto questa semplice verifica, così facile da fare», preferendo invece «fidarsi dei dati falsi forniti sia da Sra e sia dai funzionari tunisini probabilmente corrotti».

Le carte dimenticate. Non è l’unico argomento accusatorio avanzato dai commissari, che hanno messo mano pure alle autorizzazioni degli anni scorsi (firmate proprio da Barretta e dalla dirigente regionale Anna Martinoli) per mezzo delle quali la Regione abilitò la Sra a gestire l’impianto di Polla. In quelle carte, ricordano i parlamentari, proprio la società «dichiara (in atti nelle disponibilità di Palazzo Santa Lucia, ndr) che il rifiuto 19.12.12 (è il codice attribuito ai materiali misti, gli scarti della lavorazione della differenziata, che sarebbero stati mandati a Sousse per essere trattati dalla Soreplast , ndr ) non è più recuperabile». E quindi può essere solo inviato a discariche (come d’altronde aveva fatto in passato la Sra ) e inceneritori. Di qui il dubbio irrisolto: «Non si comprende per quale motivo la Regione Campania abbia emesso un decreto di autorizzazione per spedire in Tunisia un rifiuto quando i loro stessi documenti indicavano che il rifiuto non poteva essere recuperato ». Viceversa, sostengono Vignaroli e gli altri parlamentari, «le informazioni già in possesso della Regione avrebbero dovuto indurre i funzionari a emettere un decreto di diniego al trasferimento transfrontaliero».

Recupero irrecuperabile. E invece le licenze sono arrivate. E il resto è storia nota in tutto il Mare Nostrum . In poche parole, la Bicamerale rileva che la Regione ha autorizzato la Sra a spedire materiale irrecuperabile in un impianto di recupero (che poi si sarebbe rilevato una scatola vuota, ché «la Soreplast aveva falsificato la sua autorizzazione e non aveva nemmeno gli impianti») che non avrebbe potuto recuperarlo. «La negligenza dei funzionari è andata anche oltre – soggiungono i furono parlamentari – poiché indipendentemente da quale fosse la corretta autorità competente tunisina, se avessero svolto con meno superficialità l’istruttoria per la spedizione si sarebbero facilmente accorti che il rifiuti per cui la Sra chiedeva l’esportazione non era affatto recuperabile». Fermo restando, chiosano da Roma in una pungente postilla a piè pagina, «che sono esistite sperimentazioni per il recupero di 19.12.12, ma non a Polla né in Tunisia».