«Tra software e droni siamo aperti al futuro»

All’istituto tecnico “Basilio Focaccia” la tecnologia è di casa

La sveglia che suona alle 7 di mattina, la corsa per prendere l’autobus che da Nocera lo porterà all’istituto “Basilio Focaccia”. Questa la giornata tipo di Francesco Ferraioli, uno dei circa milleduecento studenti presenti all’interno della scuola, dislocata in tre plessi. Francesco frequenta l’indirizzo di informatica presso la sede centrale in via Monticelli. «Ho scelto questo istituto sotto consiglio di una professoressa delle scuole medie» sorride sornione, mentre giocherella con le mani, intrecciandole tra di loro, sinonimo di un lieve imbarazzo che lo assale nel raccontare la sua vita da liceale. Ma poi aggiunge: «Credo che sia uno dei pochi istituti a possedere il giusto equilibrio tra lezioni teoriche e laboratori». Determinato e caparbio, Francesco, benchè giovanissimo, già sa quale sarà la sua strada dopo il diploma: «Voglio rimanere nel campo dell’informatica, ho già in mente di iscrivermi all’universita “Cattolica” di Piacenza per poi specializzarmi fuori dall’Italia». Grazie alle tante attività extracurriculari presenti all’interno dell’istituto, Francesco, così come altri suoi compagni, ha potuto partecipare a degli stage presso delle aziende del settore di riferimento rispetto al loro indirizzo di studi. «Ho partecipato ad un tirocinio a Napoli – racconta – abbiamo vissuto lì ed avevamo tutto spesato. All’interno dell’azienda mi occupavo di installazioni e di software». E continua: «Ho anche già ricevuto una proposta di lavoro per dopo il diploma, ma penso di rifiutare per continuare gli studi». Chi invece ha trascorso quattro settimane ad Ischia presso un altro tipo di azienda è stato Alfonso Palo, iscritto all’indirizzo di chimica. «Io ed altri miei compagni – racconta Alfonso – siamo stati impiegati su tre attività differenti. Abbiamo assistito alla produzione, di prodotti legati alla cosmesi e al benessere imparando anche gli ingredienti con cui vengono composti i vari trattamenti di bellezza. Abbiamo poi assistito all’imbottigliamento ed infine all’inscatolamento di questi stessi prodotti». I ragazzi di chimica, nell’ambito di questo progetto, hanno lavorato a fianco agli studenti di elettronica: «Durante queste esperienze ti rendi conto del concetto di unità che si crea tacitamente tra noi ragazzi e che spesso si dimentica tra i banchi di scuola», conclude Alfonso, che ha scoperto l’esistenza di questa scuola grazie ad uno dei tanti open day che vengono abitualmente fatti. «Grazie alla professoressa Ugatti – dice mentre si allontana – mi sono innamorato di un laboratorio di chimica qui presente. Nel mio futuro però sogno di diventare medico e di specializzarmi a Milano in oncologia». Una scelta ma anche una sfida quella che si è posta Alfonso, ma soprattutto una promessa fatta al nonno a cui era molto legato. Non lo dice ma si percepisce dal suo sorriso un po’ malinconico ma che racchiude tanta speranza in un futuro che intende dedicare alla cura degli altri.

Non solo stage: gli studenti del “Focaccia” vengono preparati anche nelle lingue straniere, in particolar modo l’inglese. «Abbiamo attivato tantissimi corsi – racconta la professoressa Maria Rosaria Triggiano – per permettere ai nostri allievi di prendere le dovute certificazioni linguistiche e di muoversi con più autonomia nei vari ambienti lavorativi anche stranieri». Le fa eco la collega Marilena Colucci, funzione strumentale all’interno dell’istituto: «Quello che cerchiamo di fare è dar loro le dovute competenze e conoscenze facilmente “spendibili” altrove. Cerchiamo di trasmettere loro – conclude – un metodo di studio tale che si sappiano orientare bene in qualsiasi ambito lavorativo». Una scuola, il Focaccia, che sta cambiando e si sta evolvendo come afferma lo stesso dirigente scolastico Renzo Stio. «Oggi – racconta il preside – i ragazzi hanno la soluzione a portata di mano, anche grazie a tutte le tecnologie in loro possesso. Ecco, noi stiamo cercando di partire da questa soluzione per creare un modo per avvicinarci a loro e per capirli ancora di più. Cerchiamo di soddisfare il loro bisogno di conoscenza e le loro esigenze primarie». Il preside Stio si sofferma a parlare anche della figura del docente: «Un insegnante – continua – oggi è qualcosa di diverso, non può essere visto solo come quello che trasmette i saperi anche se il lavoro fatto fin ora non lo butterei alle ortiche». E aggiunge: «Bisogna sdoganare il concetto che la serietà porta tristezza, io voglio che i miei alunni in classe si divertano imparando e che ritornino a casa felici. Per questo cerco di creare un clima sereno e tranquillo». L’istituto che non è rimasto uguale a se stesso nel tempo, anzi ha cercato di “uscire” dalle mura scolastiche grazie ovviamente alla tecnologia. «Abbiamo creato, infatti, delle app» racconta il professore Nicola Iuliano, che si occupa di informatica e delle materie digitali e che è stato un ex alunno del “Focaccia”. «Decisi di frequentare questa scuola – ricorda Iuliano – perché ero convinto che qui avrei acquisito gli strumenti per costruire un pc», e ride di cuore mentre ritorna indietro con la memoria a quando era solo un ragazzo come tanti dei suoi attuali alunni a cui ogni giorno insegna quello che lui ha appreso durante la sua carriera. E continua: «Grazie alle nuove tecnologie multimediali abbiamo creato delle app che portano il nome del nostro istituto». Tra queste va segnalata l’applicazione, per i sistemi android, che alcuni ragazzi hanno creato per la mostra della Minerva. «Tramite il proprio smartphone – spiega Iuliano – coloro che erano presenti alla mostra potevano collegarsi all’app che fungeva da google maps e arrivare fino allo stand a cui erano interessati. Un’altra app che abbiamo sviluppato – conclude – riguarda i punti storici di Salerno». C’è poi anche chi ha costruito un drone, come ha fatto Davide Trotta, diciassettenne, dell’indirizzo di elettronica. «È una passione che ho sviluppato in estate – racconta lo studente – grazie anche all’aiuto di mio cugino che studia al politecnico. Insieme abbiamo così assemblato un drone da zero» e mentre racconta mima con le mani la composizione dell’apparecchio. «A scuola poi – conclude Davide – ho deciso di seguire un corso professionale che mi sta indirizzando nel migliorare le competenze già acquisite». Davide è uno di quelli che non sa stare con le mani in mano: «Da piccolo ho cominciato a costruire i presepi, cosa che ho fatto anche per la scuola, con led e fontane. È stato a esposto durante il periodo di Luci d’Artista presso la mostra presepiale accanto alla chiesa del Crocifisso».

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