Torrione si è fermata per l’ultimo abbraccio al suo “don Silvio”

Ieri nella chiesa di S. Maria ad Martyres i funerali di Adinolfi Ancora in gravi condizioni il giovane che lo ha investito

“Don Silvio, senza il tuo sguardo sul mare, a Torrione le estati non saranno più le stesse”. È in nome di quella concorrenza sempre leale, dimostrata in quasi quarant’anni di attività da Silvio Adinolfi, che i colleghi - amici soprattutto - dell’Arcobaleno, il lido balneare che confina con quello che ieri piangeva il suo patron morto per un tragico incidente mercoledì all’alba, hanno voluto omaggiare il “vicino” di tante estati splendide. Che non torneranno più. La frase campeggiava, infatti, su molti manifesti che ieri costellavano il quartiere in cui don Silvio viveva e portava avanti la sua attività insieme alla sua famiglia.

Davanti alla chiesa di Santa Maria ad Martyres, dove ieri mattina si sono svolti i funerali del 76enne, erano affissi accanto a quelli fatti stampare dal distretto turistico “Riviera salernitana”, di cui Adinolfi era una storica colonna. Sulle scale, ad aspettare il feretro, e a seguirlo poi in chiesa, centinaia di persone – ex ragazzi invecchiati sotto gli ombrelloni dell’Aurora ma anche tantissimi giovani, la nuova “leva” del lido – che hanno voluto dimostrare con la propria presenza l’affetto e la stima verso un’uomo che aveva fatto di un piccolo fazzoletto di spiaggia cittadina un luogo di ritrovo e di svago per diverse generazioni. «L’improvvisa dipartita di Silvio – ha affermato dall’altare il sacerdote che ha celebrato il rito funebre – ci ricorda una realtà evidente della vita umana: che la morte è un appuntamento di cui ignoriamo sia il giorno che l’ora, nessuno ne ha padronanza. E questo impone una spiritualità di vigilanza e di prudenza».

Non a caso, come vangelo è stato scelto quello di Matteo che racconta del padrone di casa che se solo riuscisse a sapere l’ora e il giorno in cui i ladri potrebbero fargli visita li aspetterebbe con la lanterna accesa. “Vegliate, dunque”, dice il Signore, così ha ripetuto il prete dall’altare: «Silvio è morto improvvisamente, attraversando la strada, non sapeva che uscendo non sarebbe più tornato, non sapeva che sarebbe stato separato per sempre dalla moglie e dai suoi figli. Preghiamo, quindi, – ha esortato il sacerdote – ma soprattutto impariamo questa spiritualità di vigilanza». Ai primi banchi della chiesa, accanto a feretro, c’erano – chiusi nel loro dolore – la moglie di Adinolfi, Luigia Luciani, e i figli Francesco, Lucia e Cristian.

Restano, intanto, sempre gravissime, ma almeno stazionarie, le condizioni di Alfonso Zito, il 24enne che mercoledì mattina era alla guida della moto che, sfrecciando su lungomare Marconi a folle velocità, ha travolto e ucciso Adinolfi. Il ragazzo è ricoverato al “Ruggi” in prognosi riservata.

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