IL PERSONAGGIO

Tony Ardito, il gran cerimonieretra i big della politica a Salerno

«Devo molto ad Andria Con lui ho vissuto dieci anni splendidi Il mio ringraziamento a Michele Scozia e Guido Milanese»

E’ il "pierre" per eccellenza, l’esperto di pubbliche relazioni, uno degli uomini più conosciuti di Salerno. Impossibile non notarlo: sempre impeccabile in cravatta e fazzoletto all’occhiello, ha intrecciato la sua esperienza lavorativa e di vita con quella della città. Tony Ardito, responsabile dell’ufficio cerimoniale della Provincia ai tempi della presidenza Andria, già dirigente organizzativo della Salernitana di Delio Rossi, oggi cura il settore relazioni e promozione di una prestigiosa azienda avellinese. Ma non ha dimenticato la sua città.
Tony, il lavoro ti ha portato lontano da Salerno.
«Ma solo negli orari di lavoro. Salerno la vivo molto intensamente per i rapporti, le relazioni».
Una curiosità: quante persone conosci in città?
«Svariate migliaia. Sono fortunato, ho qualche amico in più rispetto alla media e tantissime persone con le quali ho buonissimi rapporti, ma non mi perdonerei omissione alcuna, e quindi preferisco non citare nessuno: è grazie ad ognuno di essi che ho potuto arricchire il mio piccolo bagaglio di valori e di vita. Una cosa è certa: ho sempre avuto una forte vocazione per i rapporti interpersonali che metto al primo posto nella scala dei valori. Una vocazione che ho poi trasformato in lavoro, grazie anche ad alcuni incontri importanti, quelli con Michele Scozia, Alfonso Andria, Guido Milanese».
Il ricordo di Michele Scozia?
«E’ legato alla mia post-adolescenza. Era l’anno 1987, con Scozia avevamo un grande legame personale. Mi ha praticamente iniziato alla politica».
E il rapporto con Alfonso Andria?
«E’ una persona straordinaria. Ho lavorato con lui per 10 anni, in Provincia, ho di fatto costituito l’ufficio cerimoniale, che non esisteva e oggi è addirittura in pianta organica. Il mio compito era di mantenere contatti con i vertici istituzionali. Un’esprienza bellissima».
Che ricordi hai di quegli anni?
«Grandi gratificazioni che sovrastavano le miserie delle retribuzioni, la soddisfazione che in tanti, finalmente, riuscivano ad identificarsi, grazie all’Ente, con la città e la provincia».
Ti è dispiaciuto abbandonare?
«Sicuramente, ma quando si è fatto parte di una squadra nella quale per affetto e responsabilità si ha avuto un ruolo primario qualunque altra attività sarebbe stata sminuente».
Il tuo rapporto con la politica?
«Dopo 25 anni di militanza attiva è di critico osservatore. Ho una forte passione per le istituzioni democratiche - che la politica ha rivelato ed acuito - e per coloro che operano nell’interesse ed a tutela dei cittadini. Sono anche socio simpatizzante dell’associazione nazionale Carabinieri».
Hai qualche ricordo indimenticabile della tua esperienza in Provincia?
«Sicuramente gli incontri con Gorbaciov e il Papa. Però posso dire con soddisfazione di aver vissuto emozioni quotidiane quando riuscivo ad essere utile ai cittadini. I rapporti umani, il sentirsi e farsi prossimo, la lealtà hanno la priorità nella scala dei miei valori personali».
Raccontaci dell’incontro con GorbaciovÉ
«Fu straordinario. Ricordo che, in occasione della venuta di Gorbaciov al Giffoni Film Festival, la Provincia organizzò una colazione a Castelrovere. A me, per quella occasione, venne in mente un comizio di De Mita che avevo ascoltato qualche anno prima, nell’87: raccontava del suo primo viaggio in Russia e dell’incontro con Gorbaciov che, per rompere il ghiaccio, iniziò a canticchiare, in auto, "Dicitencell vuie". Avrebbe poi confessato a De Mita che era la canzone con la quale si era innamorata della moglie Raissa. Io ricordai l’episodio ad Alfonso Andria e insieme chiamammo Bruno Venturini che, accompagnato da Guido Cataldo, si esibì durante questa colazione privata. Gorbaciov apprezzò tantissimo».
E l’incontro con Papa Giovanni Paolo II?
«Non ci sono parole. E’ stata un’emozione troppo forte, in occasione del Giubileo».
Il più bel complimento che puoi ricevere?
«Quando mi sento dire che sono una persona vera e molto leale».
Hai qualche nemico?
«Qualcuno sicuramente, guai se non lo avessi. Purtroppo le persone che riesco a riconoscere come nemiche sono anche quelle che hanno avuto il meglio da me».
I tuoi impegni attuali?
«A parte il lavoro, che mi dà tante soddisfazioni, mi fa sempre piacere impegnarmi nel sociale, attraverso il Rotary e il Panathlon Club dei miei due grandi amici Pino Blasi ed Enzo Todaro. Grazie a loro riesco a vivere e ad impegnarmi per il sociale e a tenere sempre alta l’attenzione sul territorio salernitano».
A proposito, ma la vita sentimentale?
«Sono rigorosamente single. Ho avuto incontri belli, importanti, non numerosi, ma probabilmente non li ho saputi accogliere ed apprezzare. E’ un mio rammarico».
Caterina La Bella