Tonno, pesca record per la flotta di Cetara

Il sindaco: «Andavano rottamate meno imbarcazioni»

CETARA. In solo 15 giorni le 5 imbarcazioni di Cetara attrezzate per la pesca, con il sistema della “circuizione”, del tonno rosso, hanno raggiunta la “quota”, cioè il massimo di pescato pro capite, in base alla normativa vigente. Se non è un record poco ci manca, anche se resta il rammarico per le decisioni prese in un passato recente che hanno limitato l’attività, nello spirito della conservazione della specie ittica e del fermo biologico. Misure che, a conti fatti, si sono dimostrate troppo restrittive, come da sempre sostenuto dal sindaco della cittadina costiera, Secondo Squizzato. «È un risultato eccezionale che lascia l’amaro in bocca – evidenzia Squizzato – perché all’epoca della riforma sostenevo con il Sottosegretario che si dovessero rottamare meno imbarcazioni. Invece si è preferito procedere su questa falsariga, facendo sì che diminuissero gli occupati nel settore».

La “rottamazione” ha ridotto drasticamente il numero delle “tonnare” in Italia, che in base ai parametri europei sono “scese” a 12 unità, con una quota totale pari a circa 1950 tonnellate di pescato. E Cetara e Salerno, con 8 imbarcazioni complessive, rappresentano la flotta più consistenze della Penisola. Ma se da un lato gli armatori “gongolano” perché la pesca, a conti fatti, si è dimostrata redditizia (il tonno è stato venduto anche a 12 euro al chilo), c’è anche il rovescio della medaglia di un settore che ha dovuto tagliare posti di lavoro. Nel solo borgo della Costiera, prima che s’abbattesse la scure “proibizionista”, c’erano 14 pescherecci.

A decimare la flotta non è stato un uragano ma la politica restrittiva imposta dall’Europa e recepita dai precedenti governi nazionali. Così si è scatenata anche una sorta di compravendita delle “quote” che sono state acquistate a peso d’oro. Anche perché la pesca del tonno più che una attività economica è un rito, che si tramanda a Cetara da padre in figlio, e che ha visto crescere intere generazioni. Ed è un lavoro che, negli anni d’oro, ha visto coinvolto quasi tutto il paese, la cui economia, soprattutto nello scorso secolo, è stata incentrata sulle “tonnare”, tanto da diventare un elemento caratteristico e distintivo della cittadina.

Nonostante le restrizioni anche ora, comunque, l’indotto impiega circa 100 cetaresi, impegnati sia sui pescherecci che sulle barche d’appoggio, che vanno a “pesca” dal 26 maggio al 24 giugno, tra la Sicilia e Malta, senza possibilità di recupero: se non si riesce a catturare la quota tonno spettante non c’è possibilità di ritornare in mare. A controllare il “rispetto” dei limiti di pesca sono dei funzionari della Ue direttamente a bordo dei pescherecci.

Gaetano de Stefano

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