«Tonì, ce la farai...» Il porta a porta tra caffè e cellulare

«A che ora ci vediamo? Alle 8? Va bene...»: comincia così l’ordinaria giornata da campagna elettorale di Antonio Cuomo. L’appuntamento al bar Pyper dove prende il primo caffè. Saluti e strette di...

«A che ora ci vediamo? Alle 8? Va bene...»: comincia così l’ordinaria giornata da campagna elettorale di Antonio Cuomo. L’appuntamento al bar Pyper dove prende il primo caffè. Saluti e strette di mano. Ma alle otto di mattina già parla con gli elettori? Tonino Cuomo sorride: «non ci sono orari per chi fa politica come me da anni – spiega – ormai sono abituato a farmi la barba col telefonino in bagno. Mi hanno chiamato anche alle 6 di mattina». Si interrompe, entra un anziano agricoltore, lo vede lo chiama: «Tonì (così lo chiamano ad Eboli) come va? Ce la facciamo». Lo abbraccia, una pacca sulla spalla e se ne va. Si esce e finalmente siamo in macchina. Nessuna agenda, la scaletta della giornata ce l’ha tutta in mente, ricorda nomi, persone, viuzze e persino scorciatoie, destinazione rione Pescara: «siamo in ritardo passiamo per l’Acqua dei pioppi voglio passare per via dei Tini, la strada della vergogna – spiega – una strada che non ha mai ricevuto manutenzione, i residenti fanno da soli».

Evitiamo il traffico ma dobbiamo fare una gimkana tra buche profonde. Tra sussulti e telefonate arriviamo al rione Pescara, dopo il sottopasso: la famiglia che ci aspetta è già affacciata al balcone. Entriamo, sul tavolo tazzine, biscotti e acqua fresca. Ad accoglierci una signora anziana che vive col figlio sposato: «Tonì (anche lei) ti ho visto crescere, Eboli non è più come una volta». Un sospiro, accettiamo il secondo caffè della mattinata, spieghiamo il motivo per cui accompagniamo il candidato, ci sorridono «ma niente foto». È il capofamiglia a porre subito la questione abitativa: la casa assegnata è piccola, tutti insieme non ci stanno: «siamo in regola paghiamo il fitto – spiega- vorremmo solo una casa un più grande, questa possono assegnarla a chi ne ha bisogno. Ce ne sono tanti...». Cuomo ascolta: «il problema delle case popolari riguarda molti, non si risolve con la bacchetta magica e non faccio promesse, la nonna lo sa – spiega il candidato – è un problema che va risolto nel complesso; lavorerò per dare risposta quanti come voi vivono questa condizione, iniziando dalla manutenzione, dagli allagamenti». Parla parla, Tonino non si stanca, ma c’è l’incontro all’Ises.

Mentre raggiungiamo il centro di riabilitazione richiama le persone che lo hanno cercato al telefono. Siamo all’Ises: 100 posti di lavoro a rischio, ci accoglie il vice presidente. Entriamo nel salone, alla spicciolata iniziano ad arrivare i dipendenti.

Cuomo inizia a parlare: «la situazione non è facile, ci sono atti ufficiali che indicano la struttura non agibile e su questo non si torna indietro, non sono qui per fare promesse vi spiego il percorso che ho in mente e mi impegnerò a salvare la struttura, intesa come dipendenti e utenti perché qui non potete rimanere».

È mezzogiorno si esce dal centro, subito fuori dal portone un vecchietto blocca Cuomo: «Tonì, lo sai io sono di destra e ho votato là al primo turno – gli dice stringendogli il braccio – ma domenica voto a te, so chi sei e da dove vieni». Saliamo in auto, il telefono continua a squillare, il candidato sindaco risponde mentre guarda alcuni incartamenti. Si torna al bar del mattino: «un aperitivo ce lo dobbiamo prendere» dice. Accettiamo ma poco dopo scopriamo che quello è il pranzo: alle 14.30 lo aspetta un’altra famiglia. Ci chiede di rimanere fuori perché c’è un ragazzo disabile.

Giri, incontri, saluti, caffè a fiumi senza il pranzo. Bisogna fare presto c’è l’incontro pubblico al Paterno. Arriviamo nella piazzetta: nonc’è il palco: «parlerò dal balcone, mi hanno chiesto di farlo e mi fa piacere» ci spiega. Sale, si affaccia al balcone ed inizia a parlare. Poi l’ultimo appuntamento della serata: il comizio all’Epitaffio. Le telefonate sono a raffica, avrà altri incontri. Ma la giornata del giornalista è finita, quella di Tonì no.

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