Tolti i sigilli, l’ex colonia restituita al vescovo

Depositato il provvedimento di dissequestro del complesso di via Allende Potrà essere utilizzato solo per le finalità sociali perseguite dalla Diocesi

Dopo quattro anni sono stati rimossi i sigilli all’Angellara Home: da ieri mattina il complesso di via Allende è tornato nella disponibilità dell’Arcidiocesi di Salerno. È stato infatti depositato il provvedimento di dissequestro della struttura firmato dai giudici della prima sezione penale del tribunale di Salerno, a seguito della richiesta degli avvocati della Curia, così com’era già stato disposto nella sentenza del luglio scorso, al termine del processo che vedeva imputati tra gli altri l’arcivescovo emerito Gerardo Pierro e il suo cerimoniere don Comincio Lanzara. «Finalmente viene restituita all’Arcidiocesi una struttura di grande valore sociale, grazie all’equilibrio e alla capacità giuridica e tecnica del tribunale di Salerno», ha detto l’avvocato Paolo Carbone che con i colleghi Felice e Lorenzo Lentini ha difeso la Curia in questi anni.

I giudici, nella sentenza del luglio scorso, disposero il dissequestro della struttura di via Allende e la restituzione alla Diocesi «previa regolarizzazione amministrativa nei termini di cui alla motivazione». L’istanza di dissequestro era, dunque, un passaggio formale per ottenere nuovamente il bene (che viste le accuse inizialmente formulate rischiava la confisca). Nelle motivazioni della sentenza – che portò alla condanna, con pene sospese, di tre imputati (un anno a don Comincio e Giovanni Sullutrone, dieci mesi a Pierro) e all’assoluzione di funzionari comunali e altri tecnici – i giudici hanno già stabilito come la struttura dovrà essere utilizzata.

«L’immobile - si legge - potrà essere adibito alle funzioni proprie di Colonia, accoglienza minori e gruppi di giovani, così come esercitate nel corso dei decenni sin dalla sua istituzione» con il contestuale utilizzo a tali fini «anche della spiaggia, della piscina, dei campi per lo sport e del parcheggio», seppur seguendo una serie di precisazioni tecniche. «Parimenti - continuano i giudici - potranno essere utilizzate sia la sala congressi e le altre sale, per l’organizzazione di congegni, manifestazioni ed eventi, nel rispetto delle indicate funzioni sociali, ricreative e culturali perseguite dalla Diocesi».

L’amministrazione comunale, «con piano particolareggiato – proseguono i giudici – ha la facoltà di individuare ulteriori funzioni, oltre a quelle già previste dal Puc, a cui il Villaggio San Giuseppe potrà essere eventualmente adibito». Per quanto concerne le aree esterne, i giudici hanno disposto che (riferito ad una porzione della vasta area) «dovrà essere acquisita dal Comune attraverso convenzione ovvero attraverso esproprio. Tale ampia superficie è stata attratta - scrivono i giudici - in un’altra funzione, quella pubblica di verde attrezzato e sport e sottratta alla disponibilità della Colonia».

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