la crisi industriale

Timore chiusura per il cementificio

La Cgil: «In passivo anche nel 2016». Rispunta l’ipotesi delle “Pisano”

Tre milioni di euro di perdita nel 2016 per lo stabilimento Italcementi di Salerno che ora potrebbe chiudere definitivamente i battenti. È la denuncia della segreteria provinciale della Fillea Cgil che in una lettera aperta ai lavoratori e agli iscritti al sindacato ha voluto fare il punto della situazione su una vertenza che va avanti da più di due anni coinvolgendo 37 dipendenti. «Contrariamente a quanto sostenuto dalla direzione aziendale di Salerno – scrive il segretario provinciale Luigi Adinolfi – che in occasione di un incontro con i lavoratori aveva dichiarato che lo stabilimento risulta essere più performante rispetto al 2015, grazie anche alla nuova organizzazione dei turni di lavoro, a livello nazionale e da fonti certe è emerso che anche il 2016 si chiuderà con un passivo di circa tre milioni di euro. Cosa – evidenzia Adinolfi – non conforme alla politica aziendale della nuova proprietà (i tedeschi di Heidelberg Cement che a luglio scorso hanno acquisito il 45 per cento delle azioni del gruppo Italcementi per un costo di circa 2 miliardi di euro ndr) che è intenzionata a chiudere ogni sito in perdita».

In caso di chiusura dello stabilimento di Salerno – ormai già declassato da cementeria a centro di macinazione – cosa accadrebbe? La risposta è nell’accordo tra Italcementi e le segreterie nazionali di Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl sottoscritto il 3 dicembre 2015 al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nella parte in cui si parla della salvaguardia dei livelli occupazionali. Tra i vari strumenti da mettere in campo per garantire occupazione ai dipendenti degli undici stabilimenti del gruppo in Italia c’è anche quello della riconversione industriale del sito. «Attraverso le istituzioni locali e società specializzate – è scritto nell’accordo – si prevede la verifica in ordine al riutilizzo dei perimetri industriali dismessi per l’installazione di nuove attività che possano garantire continuità occupazionale». Italcementi è proprietaria di oltre 70mila metri quadri di suolo nell’area dove sorge lo stabilimento, al confine tra Pontecagnano Faiano e Salerno e potrebbe quindi vendere ad aziende interessate ad investire in quell’area o a delocalizzare le proprie attività. Un esempio potrebbero essere le Fonderie Pisano, la cui proprietà è da tempo impegnata nella ricerca di nuovi suoli dove trasferire la propria produzione chiudendo il sito di via dei Greci a Fratte di Salerno.

Un’ipotesi per nulla fantasiosa, dal momento che in più di un’occasione si è parlato di quell'area come possibile nuova sede delle Fonderie Pisano. E che potrebbe diventare ancora più concreta dal momento che sembra essere tramontata l’ipotesi di costruire in quella zona il termovalorizzatore, nonostante la Provincia di Salerno ne abbia acquisito i suoli pagando gli espropri ai proprietari dei terreni. Tra l’altro, a pochi passi dai suoli di Italcementi, ci sono quelli degli ex Fonditori Salerno, i cui proprietari sono proprio i Pisano che già li utilizzano come deposito delle loro lavorazioni.

Mattia A. Carpinelli

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