Testamento fasullo per intascare l’eredità del fratello

La 70enne è stata rinviata a giudizio per falso e truffa L’imbroglio scoperto grazie alla vendita di una casa

Amore fraterno non ha valore. Fino alla morte e oltre. «Lascio tutti i miei beni patrimoniali e immobili alla mia cara sorella», recitava il testamento di P. P. La beneficiaria del lascito, A. P., 70enne, sorella dell’uomo, affronterà il processo con l’accusa di falso e truffa, perché, secondo la procura e le nipoti, avrebbe inventato di sana pianta il documento, contraffacendolo completamente per appropriarsi di tutto quanto in possesso del defunto. Tutto inizia col decesso di P. P., che da benestante aveva messo da parte qualche soldo, su un conto corrente cointestato, e un immobile a Nocera Inferiore. La cifra di circa trentamila euro, depositata in banca, venne divisa con un concordato tra tutti i parenti, mentre il bene immobile rimase in stand-by per una successiva definizione.

Quando si fece avanti un acquirente, disposto ad acquistare la proprietà, una dei nipoti effettuò una verifica catastale scoprendo che quel bene risultava già intestato alla sorella dello zio, A. P., con un lascito seguito al deposito testamentario effettuato il primo giugno 2011, neanche dieci giorni dopo la morte di P. P. Secondo quel documento l’attuale imputata era stata nominata erede universale dal fratello in punto di morte, col documento che recava a sua volta la data del ventotto marzo 2011. Le successive denunce delle nipoti, decise a chiarire quanto accaduto e ad ottenere giustizia, hanno avviato un procedimento penale curato dal pm Lenza, con lo svolgimento di una accurata perizia calligrafica e altri accertamenti documentali. Secondo la relazione della perita Maria Flora Di Nola, datata diciotto aprile 2013, «il testamento è apocrifo in tutto il suo contenuto, presentando una sostanziale omografia grafica» con A. P. In altre parole, tutto falso, sottoscritto dall’imputata in evidente malafede. Perché in quel periodo il deceduto, affetto da Parkinson, non avrebbe mai potuto scrivere alcunché, tantomeno un testamento. E i rapporti familiari erano tali da rendere impossibile la cessione di beni e proprietà alla prossima imputata. Un raggiro, una truffa, consumata in maniera approssimativa e grossolana: per la procura tutto sostiene la tesi delle denuncianti, nipoti defraudate che hanno avviato la battaglia legale decise a portare davanti al giudice la questione. Le denunce hanno fatto da grimaldello per una vicenda surreale, basata su un documento prodotto in maniera sospetta, sottoscritto senza che nessuno della famiglia avesse alcuna notizia in merito, con una decisione imprevista.

L’arcano è stato scoperto al momento dell’arrivo di un acquirente, che ignaro di tutto, ha fatto partire gli accertamenti delle nipoti, sorprese di fronte alla sottoscrizione documentale effettuata dallo zio.

Alfonso T. Guerritore

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