SALERNO

Testa di maiale al sindaco: condannato a tre anni

Riconosciuto il metodo mafioso a carico delll'autore dell'intimidazione a De Luca e a Salerno Pulita

Una tentata estorsione attuata con metodo mafioso: è questa, secondo i giudici che hanno emesso la sentenza di
primo grado, la matrice della testa di maiale ritrovata nel novembre 2013 sulla cassetta postale del sindaco di Salerno De Luca. Per quell’intimidazione, e per l’incursione di pochi giorni dopo nella sede di Salerno Pulita, il Tribunale ha condannato a tre anni il 35enne salernitano M.D.M., con la riduzione di pena prevista dal rito abbreviato e il riconoscimento del vizio parziale di mente.

Per un anno il 35enne continuerà ad essere sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, in una comunità a Sud di Salerno dove il difensore Massimiliano Forte ha ottenuto che fosse trasferito nei mesi scorsi dopo il ricovero nel reparto detentivo dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa.

Per cinque anni resterà interdetto dai pubblici uffici e dovrà inoltre risarcire con 7mila euro ciascuno il sindaco Vincenzo De Luca, il direttore di Salerno Pulita Vincenzo Beluto e il Comune di Salerno, che si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Paolo Carbone. Il Tribunale (presidente Gabriella Passaro) non ha accolto la tesi difensiva secondo cui a M.D.M. potesse essere riconosciuta una infermità di mente totale, che lo avrebbe reso non imputabile, e ha deciso per una pena più lunga dei due anni e dieci mesi chiesti dal sostituto procuratore antimafia Valleverdina Cassaniello.

L’inchiesta fu affidata alla Dda subito dopo il ritrovamento della testa di suino, poggiata con un limone in bocca sulla cassetta delle lettere dell’abitazione di De Luca.

M.D.M. ha sempre negato di averla messa lui, anche se a incastrarlo ci sono i risultati delle indagini. Ha
invece ammesso il raid allamunicipalizzata, dove minacciò il direttore e imbrattò i muri di escrementi, sostenendo di sentirsi ingannato per il mancato rinnovo del contratto di lavoro.


I  giudici hanno chiuso per lui il processo di primo grado, ma quelle vicende sono già finite in un’altra inchiesta, condotta dal sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro, secondo cui potrebbero trattarsi non di meri gesti estemporaneimadi atti intimidatori decisi da un clan guidato dal macellaio Salvatore Del Giorno. Fu lui – arrestato pochi giorni fa per l’organizzazione di rapine agli uffici postali – a vendere a M.D.M. la testa del maiale.