Test, la rabbia degli aspiranti medici

In 1.306 hanno sostenuto l’esame di accesso alla facoltà. Quiz complessi e minacce di ricorsi per i metodi di identificazione

Ieri in migliaia, in tutta Italia, hanno sostenuto il test di ammissione ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico in Medicina e chirurgia e in Odontoiatria e protesi dentaria. I posti totali distribuiti in 53 atenei italiani sono 10.305, di cui 146 presso l’Università degli Studi di Salerno. A contenderseli i 1.306 che ieri hanno preso parte alle selezioni, pochi in meno di quanti avevano fatto domanda (1.344). Praticamente ogni partecipante ha lo 0,11 per cento delle possibilità di entrare. Sono arrivati da ogni parte della Campania: Ariano Irpino, Teggiano, Poggiomarino, Sant’Arsenio, Pontecagnano, Nocera Superiore e Inferiore, Pagani, Pompei; alcuni anche da altre regioni come Calabria e Basilicata; tanti naturalmente da Salerno.

L’orario di inizio della prova era stato fissato per le 11, come in tutto il resto di Italia. «Noi siamo qui dalle otto di stamattina (ieri per chi legge, ndr). L’orario fissato dall’Unisa era alle 8.30. Ci hanno fatto aspettare fino alle nove e mezza, e poi fino alle 11, per eseguire tutta la procedura da regolamento», racconta una ragazza già iscritta all’Unisa al corso di laurea in Farmacia, che quest’anno prova il test per la terza volta. In realtà come lei sono tantissimi coloro che non sono al primo tentativo. Molti sono i candidati lavoratori, laureati, già iscritti ad altri corsi afferenti al ramo della medicina, che hanno tentato ancora una volta di superare il test. Quest’anno a detta di tanti completamente rinnovato: 60 le domande a differenza delle 80 degli anni precedenti; 100 i minuti a disposizione; 5 le risposte possibili, tra cui quella esatta. In media i candidati hanno quindi avuto 1 minuto e 40 secondi per rispondere ad ogni quesito.

«Per le domande di matematica si dovevano svolgere anche parecchi calcoli, non erano quindi domande nozionistiche, per cui richiedevano più tempo», spiega un laureato in Infermeria, che già lavora da anni, anche lui tra i candidati. Tutti, o quasi, hanno concordato sulle difficoltà del test e soprattutto sulla preparazione tecnica e settoriale che quest’anno è stata richiesta. Chimica, biologia e fisica gli scogli più angusti. Michele Miranda, di San Giuseppe Vesuviano, è laureato in Tecniche di Fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, ed è la quarta volta che sostiene il test. «Le domande erano davvero molto tecniche e un minuto e mezzo a disposizione era troppo poco», ha affermato il giovane, rimasto perplesso soprattutto dal metodo di indentificazione dei candidati: «Alla consegna, le schede anagrafiche sono state messe da una parte e le prove dall’altra in uno scatolo aperto, dopo aver apposto etichette facilmente scollabili», racconta Michele. Il ragazzo, e non è stato il solo, ha affermato di non aver ricevuto il codice a barre delle etichette assegnategli. In seguito tutti hanno confermano la sua versione. Leggendo il bando ministeriale il rilascio dei codici identificativi non è specificato, ma non è nemmeno così chiaro come debba essere svolta questa procedura. Molti si dicono pronti ad aderire a probabili ricorsi. Altri invece sono di parere opposto: «Alla fine qui in tanti entrano con il ricorso, ogni anno scatta la polemica ed entra anche chi ha punteggi sotto lo zero. Io l’anno scorso non ho fatto ricorso per una questione di orgoglio, voglio entrare solo se lo merito»,, sostiene una candidata da Poggiomarino. Per un giovane odontotecnico, diplomato al “Trani” di Salerno, «il test non era così difficile, bisognava solo studiare per superarlo». Insomma tanti pareri diversi e candidati con storie diverse, ma solo 146 posti. Non resta che sperare che ad accedere alla facoltà di Medicina siano coloro che hanno una vera vocazione per la medicina.

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