Tesori confiscati ai clan Ville e negozi congelati

Il lungo elenco dei beni tolti alle organizzazioni criminali e rimasti inutilizzati L’azione dei commissari negli ultimi due anni. Il caso di “Palazzo Ferrara”

C’è ancora molto da fare sul tema degli immobili confiscati a Battipaglia. Nell’ultimo biennio, la commissione straordinaria ha lavorato con particolare attenzione su tale argomento, non riuscendo tuttavia a chiudere il cerchio. D’altra parte, a Battipaglia sono presenti ben 96 beni confiscati, stando agli ultimi dati raccolti dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

Il dossier del Comune. Nel report realizzato lo scorso marzo con i dati aggiornati a tutto il 2015, Battipaglia figurava al primo posto in provincia per numero di beni strappati alla criminalità organizzata. Il doppio rispetto a Salerno. Risultano assegnati, al momento, l’immobile in via Generale Gonzaga per la realizzazione del Caffè 21 Marzo, i terreni in via Bosco Primo (località Taverna Maratea), divisi in lotti per la realizzazione del nuovo plesso scolastico “Penna”, degli orti sociali con la coltivazione del “fiaschello battipagliese” e la creazione di un uliveto con gli arbusti espiantati dall’area di costruzione della nuova ala del cimitero. Assegnati pure l’ex materassificio di via Catania, che è finito alle parrocchie cittadine per la realizzazione del Polo territoriale della carità, e un terreno in via Fosso Pioppo, sempre per la coltivazione del fiaschello. È in corso, invece, l’iter burocratico per la realizzazione di un parcheggio su un terreno in località Sant’Anna Grande (via Pascoli) accanto a un istituto scolastico. Il Comune ha recentemente acquisito l’area dall’Agenzia per i beni confiscati. Sarà compito della futura amministrazione decidere le sorti dei prossimi beni confiscati che finiranno nel patrimonio comunale. Anche in base agli impegni presi dai candidati a sindaco nel corso di un convegno organizzato proprio al Caffè 21 Marzo.

Il caso Palazzo Ferrara. I beni confiscati certamente più noti sul territorio cittadino sono l’edificio in via Pastore denominato “Palazzo Ferrara” e il complesso industriale di viale Inghilterra, nel cuore della zona industriale. Per quanto riguarda Palazzo Ferrara, a meno di nuovi stravolgimenti, sono state avviate le pratiche per l’adeguamento della struttura per destinarla a commissariato di polizia. Il complesso industriale, ancora in possesso dell’Agenzia per i beni confiscati, presenta tre ampi capannoni e una struttura adibita a uffici e abitazione nella parte retrostante, con ampio spazio esterno. Potrebbe essere trasformato in dimora per forze dell’ordine. Due settimane fa, infatti, la struttura è stata visitata da personale incaricato dalla Prefettura.

Ville e negozi “liberi”. Nel rione Carmine Turco, invece, la confisca riguarda una villetta di circa 150 metri quadri, a uso abitativo, in fase di ristrutturazione. Nel quartiere Belvedere, invece è presente un ampio locale a uso commerciale, utilizzato in passato come supermercato, di 509 mq. Era stato proposto dalla commissione straordinaria come nuova sede del Centro per l’Impiego, ma la Provincia aveva preferito un immobile in via Moncharmont.

Un altro locale commerciale, di circa 500 mq, un appartamento e una autorimessa, sono in Parco della Magnolie. Non mancano gli uffici tra i beni confiscati. Ce ne sono due, di circa 100 mq ciascuno, al centro direzionale Pastena, tra via Rosa Jemma e via Valsecchi. In via Paolo Baratta, in un parco, sono confiscati tre box garage di 52 mq ciascuno. In via Marconi c’è un appartamento ancora abitato.

©RIPRODUZIONE RISERVATA