Terrorismo, preso un migrante a Napoli 

Il 21enne gambiano fermato a Licola aveva giurato fedeltà al “califfo”: «Dovevo lanciarmi con l’auto contro la folla» 

NAPOLI. Ha giurato fedeltà al “califfo”, Abu Bakr Al Baghdadi, e progettava di lanciarsi con l’auto contro la folla a Napoli. Con queste accuse è stato fermato per terrorismo il richiedente asilo Alagie Touray, 21enne gambiano sbarcato a Messina con altre centinaia di migranti il 22 marzo di oltre un anno fa.
Il sospetto soldato dell’Isis è stato catturato venerdì, giorno della preghiera islamica, all’uscita della moschea di Licola, nel Comune di Pozzuoli. A Licola, Touray viveva da 12 mesi nell’hotel Circe, struttura adibita a centro di accoglienza. Nella mensa dell’albergo ha girato i video con il giuramento di fedeltà al capo dello Stato islamico. I filmati, però, erano stati cancellati dal suo cellulare dopo averli registrati. A recuperarli sono stati gli esperti informatici, dopo la segnalazione dell’intelligence spagnola all’Aise, i servizi di sicurezza esterna. L’atto che ha dato il via alle indagini della Digos di Napoli e del Ros dei carabinieri, coordinate dal capo della Procura partenopea Giovanni Melillo, dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e dal pm Gianfranco Scarfò del pool antiterrorismo. I video erano stati diffusi sui canali della app Telegram, e gli investigatori in pochi giorni sono risaliti all’identificazione del gambiano. Del resto, lo stesso Touray ha ammesso di esserne l’autore, negli interrogatori successivi al fermo.
Un provvedimento convalidato 3 giorni fa dal gip Isabella Iaselli, che ha accolto la richiesta di applicare la custodia cautelare in carcere. Agli inquirenti, il presunto terrorista ha fornito risposte disarmanti. È stato lui a parlare per primo della richiesta di compiere un attentato, lanciandosi con un’auto sulla folla. Fino a quel momento, nella mente dei magistrati non era balenato alcun rischio di progetti stragisti. Touray era stato bloccato solamente per i video, elemento sufficiente ad arrestarlo perché «prodromico di attentati», come ricorda il capo della polizia, Franco Gabrielli, nella conferenza stampa in Procura. Ma le dichiarazioni del migrante sono apparse contraddittorie. Ha sostenuto di aver girato il filmato «per gioco». L’invito a consumare l’attentato gli sarebbe arrivato, sempre via Telegram, da un connazionale in cambio di soldi. Un’esortazione che lui nega di voler mettere in pratica. Denaro gli sarebbe stato promesso anche per girare il video: 1500 euro. Il gip annota, però, che Touray ha «finito con l’ammettere i fatti come accertati», pressato dalle domande.
Scene che lasciano interdetti: l’aspirante jihadista, davanti agli investigatori, ammette l’errore e scoppia a piangere. Racconta come un uomo che lavorava in un’agenzia di cambio, B. J., «scherzava in passato dicendomi di realizzare un video e che in cambio sarei stato pagato. Lo faceva anche in Gambia, mi invitava a fare qualcosa promettendomi per gioco denaro. In passato - si legge nell’ordinanza - mi ha anche detto di uccidermi in cambio di denaro. Ma era un gioco».
«Non è stato sventato nessun attentato a Napoli o da altre parti - precisa Gabrielli - ma è stato individuato un soggetto che ha fatto giuramento di fedeltà a Daesh. Vuol dire avere preventivamente individuato un soggetto che aveva dato disponibilità a preparare un attentato, e riteniamo altamente probabile che avrebbe dato seguito a quel giuramento».
Respinge l’ansia il procuratore Melillo: «Non vedo motivi per enfatizzare questo arresto». Fonti investigative spiegano che indagini sono in corso sui numeri trovati sul cellulare del gambiano. Al momento, non è emersa una rete di contatti in Italia, né i controlli sulla moschea di Licola fanno ipotizzare l’esistenza di una centrale del terrorismo.
Gianmaria Roberti
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