«Terreni dell’Orientale, occasione persa»

Melchionda: «Una manovra politica ha vanificato il lavoro svolto». Di Benedetto: «Faremo appello»

Con la sentenza del commissario che mette fuori gioco il Comune di Eboli, si aprono nuovi scenari sul futuro dei terreni dell’Orientale. Il verdetto del commissario Pica ha stabilito che il Comune non ha alcun titolo sui preziosi terreni e quindi ne consegna la totale proprietà all’Istituto universitario di Napoli che potrà liberamente vendere quei 400 ettari oggetto di una querelle giudiziaria durata oltre venti anni.

Una sentenza rischiosa per l’Amministrazione comunale: «faremo ricorso – annuncia il vice sindaco Cosimo Pio Di Benedetto, assessore al patrimonio – stiamo già lavorando con l’avvocato Lanocita all’appello». La battaglia sui terreni dell’Orientale continua; e la strada del ricorso è obbligata: «appena insediato la questione dei terreni dell’Orientale è stata una delle priorità. Ho chiesto subito un incontro col rettore ed il direttore dell’Istituto universitario con l’obiettivo di recuperare la transazione avviata dalla precedente amministrazione – racconta Di Benedetto – a Napoli sono andato insieme all’avvocato Lanocita ma non c’è stato nulla da fare: ci è stato detto che le condizioni erano cambiate e la transazione non era più possibile».

A far precipitare la situazione ed invalidare la bozza di transazione firmata dal Comune e dai dirigenti dell’Orientale sarebbe stato un intervento politico: «l’esito del giudizio era prevedibile. La lettura degli atti della causa non poteva che farmi orientare verso un accordo con l’Istituto – spiega l’ex sindaco Martino Melchionda – con un lavoro di anni eravamo riusciti a raggiungere un accordo, che faceva attribuire ad Eboli 150 ettari di quei fondi, un patrimonio di grande valore che avrebbe dato al nostro Comune non meno di 200mila euro all’anno di rendita». Un lungo lavoro di mediazione per chiudere l’intesa e definire una volta per tutte la proprietà dei terreni; un’azione ostacolata da alcuni consiglieri comunali: «la transazione fu approvata dal Consiglio e basta vedere chi votò contro per capire chi ha impedito l’accordo - sottolinea Melchionda - occorreva il parere della Regione, ma una velenosa interrogazione del consigliere Del Basso De Caro, opportunamente ispirata, impedì il rilascio del parere e quindi fece naufragare anni di lavoro».

Il 18 febbraio la sentenza che ha cancellato qualsiasi titolo di proprietà del Comune: «sospetti e veleni furono diffusi anche su questa vicenda - conclude Melchionda - amarezza e rabbia rivolta a chi, oggi, ha vanificato tutto il lavoro svolto». Amareggiato anche il capogruppo di Forza Italia, Damiano Cardiello: «siamo passati da un possibile accordo, dove il Comune avrebbe avuto un accrescimento del proprio patrimonio, a una sconfitta giudiziaria. Il sindaco dia mandato per l’appello, ma intanto chiarisca i terreni in comproprietà a chi sono affidati».

Angelica Tafuri

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