Eboli

Terremoto a Palazzo di Città, addio a Melchionda

Diciassette consiglieri firmano le dimissioni e quindi la sfiducia al sindaco. In arrivo il commissario

Ore 17: nello studio del notaio Savarese, a Coperchia di Pellezzano, arrivano diciassette consiglieri comunali ebolitani. Sono lì per firmare le dimissioni e quindi la sfiducia al sindaco Martino Melchionda e alla sua amministrazione.A firmare l’epilogo della consiliatura a guida Pd sono stati Massimo Cariello, Santo Venerando Fido, Mario Domini, Salvatore Marisei, Carmine Campagna, Antonio Petrone, Armando Cicalese, Cosimo Marotta, Vito Busillo, Damiano Cardiello, Lazzaro Lenza, Emilio Masala, Mauro Vastola, Pietro Mazzini, Luca Sgroia, Gerardo Lamanna, Mario Di Donato. Unico assente dell’opposizione Carmine Caprarella di Sel, fuori per impegni di lavoro.

Un raggiante Cariello (Nuovo Psi) parla di «atto di responsabilità verso la nostra amata Eboli: 17 consiglieri tra cui anche Marotta e Cicalese, oltre al gruppo guidato dal presidente Sgroia, hanno firmato con noi dell’opposizione le dimissioni mettendo così fine all’amministrazione Melchionda. Da oggi dobbiamo lavorare per il bene nostra città». Un atto arrivato nel giorno in cui la città festeggiava i Santi Cosma e Damiano: lo sottolinea Fido, soddisfatto per aver contribuito a far cadere «un’amministrazione che ha ingessato la città per oltre dieci anni». «Dopo anni di opposizione - dicono i “forzisti” Cardiello e Busillo - finalmente anche dei consiglieri che sono stati sempre di maggioranza si sono resi conto che l’amministrazione era giunta al capolinea. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il Puc, che accontentava solo pochi amici».
Per la maggioranza Melchionda il dado era ormai tratto già da ieri mattina quando il sindaco ha convocato i suoi. In città già si rincorrevano le voci dell’accordo per mettere fine alla sua amministrazione. Il primo cittadino, al termine del summit, ha indossato la fascia tricolore per raggiungere la processione in onore del Santi taumaturghi. Tutto questo mentre ai giornali arrivava la nota di Sel - partito indicato da molti come possibile stampella della maggioranza - che sanciva che ormai i giochi erano fatti: «Sinistra Ecologia e Libertà - facevano sapere il consigliere Carmine Caprarella e il segretario Carlo Manzione - non garantirà nè il numero legale e nè il sedicesimo voto per l’approvazione del bilanco. Sel è all’opposizione di questa amministrazione. Per volontà popolare e per convinzione politica: non siamo disponibili. Auspichiamo che questo periodo tormentato della nostra città sia giunto finalmente al capolinea».

Un capolinea che si materializza quando negli ambienti politici si diffonde la notizia - poi confermata - dell’adesione al cartello dei dimissionari anche dei consiglieri Marotta e Cicalese che da “Fatti per Eboli” e Pd erano transitati entrambi nell’area politica guidata dal candidato sindaco in pectore Vincenzo Caputo. Diciassette dimissionari, col prezioso contributo dei numeri di Eboli Libera. Il gruppo dell’ex presidente Sgroia, nel pomeriggio, interviene con Pietro Mazzini ad accusare ancora una volta Melchionda che, con la sua scelta di voler approvare a maggioranza il preliminare del Puc in giunta con soli cinque voti, ha commesso «un atto molto grave, un gesto di arroganza non soltanto verso una forza politica che aveva detto con chiarezza, nelle settimane precedenti, di non condividere nel merito e nel metodo il provvedimento, ma verso l’intera città».

Ma ormai non c’è più tempo per le precisazioni: i diciassette si avviano già verso lo studio del notaio di Coperchia per firmare le dimissioni e quindi la sfiducia a Melchionda. Un atto che sarà formalizzato a Palazzo di Città e quindi trasmesso al prefetto Pantalone che dovrà dipanare un’intricata matassa procedurale. E questo perché sul tavolo ci sono da ieri sera anche le dimissioni del sindaco Melchionda: concederà i canonici 20 giorni per il ripensamento del primo cittadino o manderà il commissario?.